Un extraterrestre non deve per forza arrivare da un posto diverso dalla Terra.
A pensarci bene, conosco molti extraterrestri nati nel mio mondo, nel mio paese, anche nel mio piccolo luogo natale.
Anzi, mi capita a volte di fotografarne alcuni, approfittandone per studiare il loro modo di mimetizzarsi fra gli altri.
Alcuni ci riescono benissimo e possono confonderti la mente fino a fugarti ogni dubbio.
Altri invece sostengono fieri quello che sono, non ti nascondono nulla, tanto che a volte li cogli al limite dell’incoscienza.
Qualche tempo fa mi è capitato di entrare in confidenza con un extraterrestre.
“Confidenza” è una parola grossa, lo ammetto, ma solo riuscire a tenere una conversazione di qualche minuto con uno di loro è già arrivare su piani di confidenza che vanno oltre un comune rapporto umano.
Dopo averlo fotografato mi sono fatto avanti con un po’ di faccia tosta e ho attaccato bottone buttandola sulla scusa dell’attesa che la foto sviluppasse, per fargli vedere com’era venuto.
Per qualche minuto, mentre improvvisavo qualcosa da dirgli e mi raccontava di essere un attore, ho avuto i sudori freddi perché a volte succede che con gli extraterrestri le foto non si impressionano affatto ed è come aver fotografato il nulla.
Intendiamoci: la foto c’è, la tieni in mano, la guardi, ma non riesci a leggerla; la vedi ma non ci vedi nulla che sia una figura, una forma, o che abbia un senso o un verso.
Quando mi succede faccio sempre finta di nulla e mi comporto come se la foto fosse venuta bene e loro – che lo sanno – non mi chiedono mai di vedere come sono venuti.
Regalano un sorriso gentile e si allontanano.
Camera: Polaroid SLR680 – Film: Impossible 600