And the winner is…

La scorsa settimana, in mondovisione da Los Angeles, sono andati in onda gli MTV Music Awards.

Secondo la cartella stampa i VMA “hanno raggiunto un pubblico potenziale di oltre un miliardo di spettatori attraverso il network globale di MTV con i suoi 63 canali che raggiungono 640 milioni di famiglie in tutto il mondo”.
Per MTV è stato il solito successo di pubblico.
Ma è proprio da qui che vuole partire la mia riflessione. Qual’è ormai il pubblico di MTV? A chi si rivolge? Quale linguaggio è ormai costretta a parlare? Cosa centra più la musica in tutta questa pagliacciata?

Ormai MTV è un canale generalista a tutti gli effetti, nonostante in America sia ancora via cavo e il suo pay-off continui a professarla come una “music television”.
Dopo gli MTV Music Award, il secondo programma più visto della rete è il Jersey Shore. E si potrebbe anche concludere qui la discussione.
Ma mai come quest’anno si sono registrate anche delle critiche feroci nei confronti di questo tipo di spettacolo, anche da musicisti che (in teoria) avrebbero tutto da guadagnarci nel tenere buoni rapporti con la rete nella speranza di un passaggio in più del loro video.
Due esempi (molto diversi): Adam Levine e Bon Iver.

Adam Levine, il front man dei Maroon 5, ha scritto nel suo twitter: “Sarò anche un cantante pop, ma ogni tanto il teen ager arrabbiato che è in me si lascia sfuggire un pò di cruda onestà. I Video Music Awards: il giorno all’anno in cui MTV fa finta di avere ancora a cuore la musica. Fanculo VMA”.

Ma il ragionamento più lucido lo ha fatto Bon Iver che, tra le altre cose, è ancora al primo posto della mia personale classifica dell’anno con il suo disco omonimo. Un disco che vi consiglio vivamente per il trasporto, la ricchezza di suono e l’ammaliante capacità di sintesi tra il folk, l’indie, il pop e l’alternative.
Ebbene, il cantante dopo pochi minuti dalla diretta TV, ha pubblicato sul suo blog un post in cui si chiede senza tanti giri di parole chi abbia davvero bisogno di questa merda marrone, torbida e indistinta? Si è chiesto dov’è la musica in tutto questo? Perchè ci deve essere questo inutile contorno di luci, tappeti rossi, abiti, gossip? Non dovrebbe essere sufficiente il talento?

Ma bisogna fare un analisi retrospettiva e capire come MTV sia cambiata in questi 30 anni di attività, come il marketing delle case discografiche abbia investito più sull’involucro che non sulla sostanza, come la musica sia diventata un prodotto usa e getta e che per i consumatori sia diventata un investimento (anche emotivo) pari ad un rasoio gillette.
Ma non è solo colpa di MTV che, alla fine, è altrettanto vittima di un mercato.

Ormai grazie alla digitalizzazione della musica, non si pensa più a produrre e vendere un album intero. Ci si concentra sul singolo pezzo, che su i-tunes si paga 1 euro e 99 cent. Il mercato ha finito per impoverire il prodotto.
Se si deve vendere un prodottino a quel piccolo prezzo, beh si dovranno appunto mostrare prodottini. E non proposte che richiedano un maggior coinvolgimento. Non artisti più ostici. Si è stati costretti alla corsa verso una proposta al ribasso che mettesse d’accordo il più alto numero di consumatori possibili. Ovviamente facendo leva anche sulle fantasie sessuali di adolescenti ormonate, con l’invasione di boy band ed affini.

Ma non voglio fare una critica al capitalismo del mercato musicale. Dico solo che quando il mercato diventa l’unica variabile di scelta, le programmazioni diventano vuote, monotone e poche rappresentative dell’universo musicale. Diverse realtà musicali sono andate via vai scomparendo sostituite esclusivamente da un glam ‘lustrini e paillettes’.
All’inizio della sua storia MTV non trasmetteva hip hop. Ma “nel mondo reale” c’era un grosso fermento ed interesse nei confronti di questo tipo di musica che era sul punto di esplodere. MTV con grosso ritardo ha deciso di incorporare l’hip hop nelle proprie play list, all’inizio relegandolo in programmi specializzati in orari impossibili. È ironico vedere i Music Video Awards di quest’anno e constatare di come l’hip-hop sia ormai la tipologia dominante nei gusti mainstream americani.
E nel corso degli anni MTV ha perso sempre più la sua capacità di innovare, di anticipare e di rappresentare una generazione. Ma è sempre più un media all’inseguimento di tendenze e fermenti che si sviluppano altrove.
Su MTV tutto puzza di vecchio. Compresa Britney Spears che a 29 anni viene onorata con il premio alla carriera- Carriera per altro in ribasso da molte stagioni.
Anche il tributo postumo a Amy Winehouse riconferma la mia teoria. Ora la si celebra, ma nel 2007 (quando pubblicò “Back to Black”, mica cazzi!) fu solo nominata perché secondo i guru di MTV la migliore cantante dell’anno fu Fergie. Mi spiego?
E per quanto cerchino di darsi un tono, falliscono miseramente. Quest’anno hanno istituito anche la nuova categoria “Miglior video con un messaggio”, praticamente il premio “pagina 777” per i non udenti. Ma la realtà supera le peggiori fantasie, e basti sapere che tra i nominati c’era la canzone “Firework”, e la motivazione era che “invita a guardare alle potenzialità dentro di sè”. Ci si immagina che, fosse uscita nel 2011, “fin che la barca va, lasciala andare”, avrebbe dato filo da torcere a Lady Gaga e Katy Perry.

L’unica interpretazione degna di nota è stata quella di Adele, che porta avanti la sua proposta di pop di ottima fattura.
Ma nonostante il suo indubbio talento vocale, la brava Adele si porta a casa i premi per montaggio, fotografia e art direction. Insomma le hanno voluto metaforicamente spiegare che deve stare dietro la telecamera.
In questi spettacoli l’unica cosa che conta, e che ti viene continuamente sbattuta in faccia, è il corpo. Ed ecco perché Adele diventa un momento destabilizzante: il suo corpo sta fermo, il suo corpo è over size, il suo corpo non si agita.
Anche il travestimento di Lady Gaga nel suo alter ego Jo Calderone non fa altro che enfatizzare e dare importanza al corpo stesso. Tutto passa da li. Non è un messaggio sul transessualismo come lo farebbe Antony & The Johnsons. Ma si pone esclusivamente di catturare l’attenzione per un nano secondo. Perché è l’immagine l’unica cosa che interessa a MTV. E’ questa la merda di cui parlava Bon Iver nel suo blog e di cui anch’io faccio fatica a capirne il senso.

Nel 2011 chi si può interessare a come si vestono, a come si pettinano le star? Forse ancora qualche adolescente brufoloso. Forse qualche gay che crede che la parola “moda” abbia un senso.
Ma tutto quello che truccatori, stilisti e parrucchieri riescono a “creare” è il senso di falsità, di alterazione della realtà, di distanza dalle cose che contano.
A chi può davvero interessare che Beyoncè sia incinta, se non a telespettatori abituati ai reality show?

Insomma questa è ormai è MTV, una TV che si ciba di se stessa ed inevitabilmente muore di fame.

 

Il video che mi piace ora
Bon Iver – “Helocene”
Il post di oggi lo ha ribadito. Bon Iver le sa cantare, sia che si parli di canzoni che di lezioni di vita. Il suo ultimo video è talmente evocativo che se io fossi i Sigur Ros comincerei ad essere un pò in ansia.
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La canzone che mi piace ora
Tori Amos – “Shattering Sea”
Mai dire mai. Dopo dieci anni da dimenticare Tori Amos torna con un disco oscuro, denso, colto, ambizioso. A breve su metabox la recensione completa.
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La cover che mi piace ora
Evi Vine – “Lucky Star” – Madonna’s cover
Cambiare pelle ad una canzone. Trasformare una ragazzina innamorata in una stalker ossessiva e senza speranza.

Matteo Lion

  • Date: 06 09 2011
  • Filed under: Matteo Lion, Suoni