Proviamo a fare un piccolo ragionamento a mente fredda sull’autocelebrazione che oggi Hollywood fa a se stessa con la cerimonia degli Oscar.
Ammetto che per anni sono stato uno di quei matti che si prendeva un giorno di ferie per poter stare tutta la notte in piedi a vederli.
Ora mi è un po’ passata, ma la mattina appena sveglio corro subito su internet a vedere come è andata.
Il distacco nasce forse come forma di snobismo da quando frequento il festival di Venezia o forse dalla delusione di scelte ben poco condivisibili.
Ma questa è l’America, è la loro festa del cinema e non dovremmo tanto stare a fargli le pulci.
È un gioco, ben costoso considerato i soldi che le case di produzione ci spendono, ma sempre un gioco.
Quest’anno ha prevalso “Argo”, bel film politico, come si facevano negli anni 70, bella sceneggiatura, e una regia sorprendente di Ben Affleck; forse un po’ sopravvalutato ma fa piacere vedere i membri dell’Academy fare delle scelte un po’ controtendenza.
Il mio preferito, “Vita di Pi”, si è portato alcuni premi importanti tra i quali la regia di Ang Lee.
Il film è un perfetto connubio tra intrattenimento e impegno. Si esce dalla sala rinfrancati da un cinema che sa ancora emozionare senza facili scorciatoie.
Infine “Django Unchained”, Tarantino ci regala un puro divertimentificio pieno di trovate e si porta a casa il premio per la sceneggiatura originale e l’interpretazione straordinaria di Christoph Waltz.
Non siamo all’altezza del capolavoro di “Bastardi senza Gloria” ma tutto gira alla perfezione in questa ricostruzione della storia che diventa più vera della storia stessa.
Un bell’anno insomma, il cinema americano è comunque in salute, mentre il cinema italico passa il tempo a guardarsi l’ombelico in attesa dei premi omologhi, i David di Donatello….ma lasciamo perdere che è meglio.