“È la normalità che uccide il nostro essere, il dare per scontato che ogni giorno ci alzeremo, avremo qualcuno che amiamo che ci dorme accanto, dell’aria tiepida che ci scalda il collo e uno stomaco che ha fame e che presto sazieremo.”
È una delle ultime frasi del racconto di Lorenzo Perrone “Spero di non dover sperare” storia di scoperta e lotta contro una malattia arrivata inaspettata, troppo presto.
Lorenzo racconta il suo stato d’animo, l’impotenza di fronte a qualcosa che è fuori dal nostro controllo, che non possiamo far altro che guardare evolversi, sperando appunto.
L’idea di essere presenti ora adesso e chissà dopo è qualcosa che dovrebbe farci apprezzare la vita ogni giorno e invece…
Invece presi da mille problemi spesso di una banalità sconcertante, di ricerca di scorciatoie di divertimenti inappaganti viviamo confusi e poco felici.
Forse se vedessimo quel filo che ci tiene appesi al mondo troveremmo il modo di porci meno problemi, di prendere decisioni e di cogliere il bello di quello che ci circonda.
C’è nel racconto di Perrone una parte dedicata ai messaggi degli amici, dai quali si evince quanto si è impreparati a dire qualcosa di confortante eppure non c’è nessuna critica davanti a tutto ciò.
E già poi cosa si potrebbe dire? Potrebbe aiutare la fede. E se questa non c’è ? O non è così forte?
L’altro giorno non si è presentata la solita persona che viene a controllare mensilmente l’illuminazione dell’ufficio.
Chieste informazioni, infarto, da due mesi in terapia intensiva.
Allora ragioniamo sul fatto che siamo qui ora, domani chissà e poi trottiamo nei ranghi a fare quello che abbiamo sempre fatto, facendo finta di non vedere quella crepa sul muro alla quale non riusciamo a dare una risposta.
L’ebook di questa recensione è stato autopubblicato dall’autore utilizzando Narcissus.me, la piattaforma di servizi per il self publishing di Simplicissimus Book Farm.