Appesi ad un filo

“È la normalità che uccide il nostro essere, il dare per scontato che ogni giorno ci alzeremo, avremo qualcuno che amiamo che ci dorme accanto, dell’aria tiepida che ci scalda il collo e uno stomaco che ha fame e che presto sazieremo.”

È una delle ultime frasi del racconto di Lorenzo Perrone “Spero di non dover sperare” storia di scoperta e lotta contro una malattia arrivata inaspettata, troppo presto.

Lorenzo racconta il suo stato d’animo, l’impotenza di fronte a qualcosa che è fuori dal nostro controllo, che non possiamo far altro che guardare evolversi, sperando appunto.

L’idea di essere presenti ora adesso e chissà dopo è qualcosa che dovrebbe farci apprezzare la vita ogni giorno e invece…
Invece presi da mille problemi spesso di una banalità sconcertante, di ricerca di scorciatoie di divertimenti inappaganti viviamo confusi e poco felici.
Forse se vedessimo quel filo che ci tiene appesi al mondo troveremmo il modo di porci meno problemi, di prendere decisioni e di cogliere il bello di quello che ci circonda.

C’è nel racconto di Perrone una parte dedicata ai messaggi degli amici, dai quali si evince quanto si è impreparati a dire qualcosa di confortante eppure non c’è nessuna critica davanti a tutto ciò.
E già poi cosa si potrebbe dire? Potrebbe aiutare la fede. E se questa non c’è ? O non è così forte?

L’altro giorno non si è presentata la solita persona che viene a controllare mensilmente l’illuminazione dell’ufficio.
Chieste informazioni, infarto, da due mesi in terapia intensiva.

Allora ragioniamo sul fatto che siamo qui ora, domani chissà e poi trottiamo nei ranghi a fare quello che abbiamo sempre fatto, facendo finta di non vedere quella crepa sul muro alla quale non riusciamo a dare una risposta.

Alberto Guizzardi

L’ebook di questa recensione è stato autopubblicato dall’autore utilizzando Narcissus.me, la piattaforma di servizi per il self publishing di Simplicissimus Book Farm.

  • Date: 21 10 2014
  • Filed under: Alberto Guizzardi, Libri