L’altro giorno sul mio profilo Facebook, commentando un link che avevo pubblicato, il blogger Joyello ha lasciato un messaggio sarcastico in cui si chiedeva se “Sharon Van Etten fosse un’altra lamentosa e cigolante di quelle che piacciono al Lion?”.
È vero, mi piacciono le voci femminili. Mi piace l’immaginario femminile, così delicato e lontano da me.
Mi piacciono anche le donne problematiche, verbose e probabilmente sono attratto più da artiste introverse e “tristi” (se ha un senso usare questa parola) piuttosto che da quelle esplosive e solari.
E l’altra sera uscendo dall’ufficio come sempre ho cominciato a canticchiare il verso di una canzone che recita: “I need a big loan from a girl zone”, ovvero “mi serve proprio un prestito dalla zona della ragazza”.
E mi sono reso conto che canto questo verso spessissimo: quando sono in fila alla cassa, quando sto davanti al computer in attesa di ispirazione, quando sto facendo la doccia in palestra.
È diventato una specie di mantra rassicurante.
Perché per me la musica è la forma più primitiva di conforto. E si sa, al mondo è più facile trovare consigli che conforto.
E io, forse inconsciamente, mi rifugio in quel verso che racconta del piacere che proverò la prossima volta che pigerò “play” su un nuovo mp3 di qualche scappata-di-casa che strimpellerà le sue emozioni.
E così in quel verso ritrovo il conforto di sentirci al sicuro e andare oltre la superficialità quotidiana.
Mi piacerebbe sapere se anche le altre persone hanno un verso di una canzone che è diventato il loro porta-fortuna.
Mi sono divertito a chiederlo a qualche amico.
Albertop, di RadioKairos:
“Sono due, e (pensa te) sono entrambe di Morrissey che con gli Smiths o senza è il mio più canticchiato di sempre… c’ha testi per ogni occasione!!!
Sono due cose agli antipodi ma riguardano lo stesso mood, quando ti senti intrappolato in una cosa che tu stesso hai scelto ma da cui vorresti uscire:
– “I started something…but now I’m not so sure”
– “Good time for a change, see the life I had, can make a good man turn bad“.
E visto che gli amici non scelgono per caso, anche Angelo Vianello della galleria d’arte VainArt di Mestre dice:
“Il verso che canto spesso è “I was happy in the haze of a drunken hour but heaven knows i’m miserable now” degli Smiths che è da quasi trent’anni che mi segue che è un po’ farmi tornare coi piedi per terra dopo essermi illuso smodatamente per qualcosa”.
Alessandro “Jumbo” Manfredini, art director:
“Proprio in questi giorni è tornata fuori una canzone italiana che, quando ero adolescente, cantavo spesso ed è “Nel Ghetto” di Alberto Radius e nel testo – cantato con un tono leggermente incazzato- c’erano alcune frasi interessanti tra cui questa:
“Io non ho cultura ma non voglio stare male che si arrangi chi ha paura del caviale e bruciare tutto non è sempre cosi’ brutto come leggi il giorno dopo sul giornale”.
Sara Grosoli, amica di internet:
“Quando sono particolarmente contenta mi viene da cantare senza rendermene conto The Rising of the Moon, un traditional irlandese. Non c’è una motivazione personale, a meno di non pensare ad un ricordo di vita antecedente, è il ritmo che mi trasporta allegramente avanti!”
Pierre Ferrante, cantautore:
“Who can know
What happens in her mind
Did she come from a strange world
And leave her mind behind
Her long lost sighs
And her brightly coloured eyes
Tell her story to the wind”
Mi sono imbattuto in questa canzone, “The Thoughts of Mary Jane” di Nick Drake, per caso. Mi fa tornare in mente “Annabelle“.
Barbara Fragogna, artista e scrittrice, quasi si vergogna ad ammettere che la canzone che canticchia spesso, per via del ritmo dice, è:
“Partiremo insieme nel silenzio del mattino
Nei tuoi occhi l’universo è sempre più vicino
E dove ogni bandiera si colora con il mare
Là dopo la terra è il nostro unico confine
No no no non c’e tempo
Via con te tornerò”
Verso tratto da “Avventuriera” di Gianna Nannini. E ammette che canticchia spesso canzoni “trash” tra cui “Fin che la barca va”.
Cathy la Torre, candidata di Sinistra, Ecologia e Libertà alle elezioni regionali Emilia Romagna 2014:
“Canticchio sempre “continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai” di De Andrè.
Per me rappresenta l’aspirazione: quello che considero il mio traguardo vitale, scegliere e smettere di farmi scegliere.”
E voi, cosa canticchiate? Scrivetecelo!