Si diceva che il futuro si costruisce un giorno per volta. Poi è arrivata la modernità. E alcuni giorni diventano più importanti di altri.
O quanto meno hanno una spinta propulsiva maggiore. Domenica scorsa in Grecia sarà ricordata come uno di questi giorni.
Anche nella musica il 30 giugno 2015 è stato uno di quei giorni che ci aiutano maggiormente ad immaginare il futuro.
Apple ha lanciato il servizio Apple Music, un servizio di musica in streaming onestamente abbastanza simile ai suoi predecessori.
Ma in una cosa è riuscito a fare meglio, ovvero far incazzare un bel po’ gli artisti.
Taylor Swift subito dopo il lancio della piattaforma ha scritto una lettera pubblica in cui si lamentava che “Apple non pagherà i diritti per il periodo gratuito.
Tre mesi sono un periodo lungo per non essere retribuiti ed è ingiusto chiedere a chiunque di lavorare senza ricevere niente in cambio” e proponeva di togliere il suo album “1989” dal catalogo.
E la piccola biondina è riuscita a far cambiare le regole commerciali all’azienda che ha fatto un passo indietro.
Anche Antony & The Johnsons nel loro Facebook hanno pubblicato un post molto critico poi rimosso alla velocità della luce. Per darvi i toni della cosa sappiate che il post cominciava con “Un grande vaffanculo alla Apple alla vigilia della nuova avventura”.
Al di la del singolo caso, la musica sta subendo importanti trasformazioni e anche per gli addetti ai lavori è difficile capire la portata del cambiamento.
In questo caso solo i “grandi” ci sanno essere d’aiuto per la loro lucidità.
Io ho scelto Oderso Rubini che nel suo sito ha pubblicato l’ottimo saggio “The Future of Music? La rivoluzione digitale che tutto sta cambiando…. dove ci porterà?”
Leggetelo tutto con attenzione, è lucido e preciso.
Vi segnalo solo alcune anticipazioni su cui vale la pena riflettere:
- la musica non è più un prodotto, ma un servizio!
- il Copyright (proprietà) si trasformerà in Userights (utilizzo)
- prima si vendeva plastica (prodotti fisici), ora si vende tempo connessione (prodotti immateriali). Dal possesso all’accesso!
- la musica sarà sempre più “liquida” della quale, a malapena, conosciamo il titolo del brano e l’artista e spesso neanche quello. Tutto sconosciuto, impersonale, indecifrabile; non si sa chi suona, chi produce, dove è stato realizzato il lavoro, che strumentazione hanno usato.
Allacciate le cinture, il futuro sta partendo.