Qual è lo stato di salute della nostra gioventù nello stato globale in cui ci troviamo?
Oramai dobbiamo ragionare a livello mondiale perché se è vero che ogni realtà si porta dietro il suo fardello culturale è anche vero che la massificazione degli eventi, il tutto e subito, qui come dall’altra parte del mondo ha creato una marmellata mediatica che coinvolge ormai l’intero pianeta.
La considerazione nasce dopo la visione del bello e inquietante film giapponese “Confessions”: un’insegnante comunica alla sua scolaresca di tredicenni più interessati a scherzare, umiliare compagni, inviarsi messaggi, che due di loro sono gli artefici dell’assassinio di sua figlia.
I colpevoli di questa infamia sono chiari da subito e da qui parte la vendetta dell’insegnante che si si servirà del cinismo e della vigliaccheria degli stessi adolescenti pronti a partecipare al gioco al massacro.
La realtà giapponese potrebbe sembrare estrema, ma notizie di adolescenti che si macchiano di reati indicibili per la loro età si moltiplicano ormai in ogni parte del mondo.
E i meccanismi che fanno scattare tutto cià sono i più banali, dal desiderio di apparire, dal farsi accettare d una persona cara, dalla noia che annebbia la propria vita.
La struttura del film, girato a quadri dove ogni personaggio racconta dal suo punto di vista la vicenda, mantiene alto il pathos narrativo, rendendoci così partecipi e quasi complici dei pensieri e delle azioni degli stessi protagonisti.
Non riconosciamo più la generazione dei nostri figli?
Forse perché quella dei genitori è incapace di indirizzarli verso qualche tipo di valore?
Rimane questo inquietante interrogativo quando le luci si accendono e si è costretti a fare i conti con se stessi.