Alaska, terra dura di estremi che si contrappongono, di bellezza e vita dura, territorio inospitale ma ricco di materie prime, miraggio di una fortuna dei pionieri e perché no insita nella nostra infanzia nelle strisce di Zio Paperone e delle sue avventure nel Klondike.
Alaska è anche il nome di una discoteca , speranza di un nuovo futuro per i protagonisti del bel film di Claudio Cupellini dal titolo omonimo.
Fausto e Nadine si amano, si lasciano e si cercano tra Parigi e Milano in una sorta di maladie d’amour che li porteranno alle estreme conseguenze.
Cupellini non ha paura di osare spingendo la vicenda nel classico melò con accumulo di colpi di scena forse troppi, soprattutto nel finale, ma come non amare i suoi personaggi travolti dal destino che li spinge e li respinge.
Il film è supportato dalla solita performance di Elio Germano, sul quale è stato costruito e pensato ma straordinario Valerio Binasco nel ruolo dell’involontario deus ex machina della vicenda.
Il destino parte dal caso ma gli eventi che si scaturiscono in fondo li veicoliamo noi stessi.
Una bella opera, finalmente un po’ fuori dal coro, tesa ed emozionate come poche viste recentemente.