Al terzo giorno risulta ancora difficile farsi l’idea su che Festival sarà ma è possibile già fare una riflessione.
Ciò parte dalla visione del film giapponese Cut, anche se diretto da regista iraniano, che narra la storia di un regista forse fallito che per saldare il debito del fratello ucciso dalla yazuka, si inventa sacco vivente per i pugni della gang.
Riuscirà a resistere al massacro quotidiano di botte facendosi forza citando i grandi film che ama.
E i cento pugni finali necessari per saldare il debito saranno scanditi dai 100 capolavori della cinematografia.
Cosa è ora il cinema rispetto a quello grande che fu?
I maestri di oggi sembrano giunti ormai al manierismo, mentre i giovani rimangono eterne promesse fino a diventare improvvisamente vecchi.
E quello che si aspetta come nuovo film da amare non è ancora all’orizzonte.
Noi, da amanti incondizionati, continuiamo ad aspettare.
Alberto Guizzardi