Ho letto tutto Maigret.
Ho collezionato i libretti gialli di Adelphi uno dopo l’altro, ho ricomprato qualcosa in digitale, sono andato a caccia delle copertine Mondadori di Pintér (fortunatamente riunite in volume).
Mi sono riguardato in rete le interpretazioni di Cervi e visto quelle di Cremer, ho acquistato anche un titolo in francese, giusto per l’ebrezza di una lingua che non conosco.
Eppure quando c’è stata l’opportunità di farne una ceramica mi sono trovato confuso: parole e immagini rispondono a grammatiche differenti, con la matita io non riesco a suggerire il tono soffuso della scrittura di Simenon.
Ho prodotto un’icona.
La silhouette di J.M. con il naso troppo lungo (come mi capita sempre più spesso quando non uso sistemi meccanici per trasportare i bozzetti sullo smalto) e l’uovo di un racconto in cui il commissario prepara e cuoce una frittata.
Non sono insoddisfatto, qualcosa del rapporto che Jules Maigret ha con il delitto c’è anche nella mia rappresentazione: un uovo di pietra, una figura di carta.