Da quando la rete ha iniziato ad essere maggiormente partecipativa, grazie ad una serie di semplificazioni strumentali, è continuamente oggetto di corpose attribuzioni ed attese prestazionali.
La rete che risolve la corruzione, la rete che cambia la politica, la rete che cambia l’economia. La rete…
Di pari peso le posizioni dei detrattori che, ogni volta che il “miracolo” non si compie, partono con le sparate a zero sull’inconcludenza dei fenomeni che partono dalla rete.
Uno degli ultimi casi riguarda l’elezione dei vertici di AGCOM, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, un organo che in Italia può influire pesantemente sull’evoluzione del nostro paese: un candidato autorevole e competente come Stefano Quintarelli viene sostenuto dalla rete anche con una raccolta di firme.
I risultati dell’elezione rimandano al solito teatrino italiano della spartizione dei poteri tra i partiti, Quintarelli riceve 15 voti.
Immediatamente scattano le accuse ad una rete che non porta a nulla.
Esce il nuovo libro di Geert Lovink e sembra fatto su misura per far scrivere articoli alla stampa italiana “Ossessioni collettive. Critica dei social media.”.
Lovink non risparmia colpi sulla descrizione di una rete che costruisce relazioni sociali illusorie e senza alcuna concretezza; per non parlare poi di Twitter che non permette ampi spazi di discussione come invece servirebbero (fatico un po’ a non pensare all’efficacia di certe argomentazioni nel sostenere la vendita di un libro quando tutti parlano dell’argomento, specialmente a sproposito).
Geert Lovink sarà a Milano a MeetTheMediaGuru e a Bologna all’Urban Center e sarà comunque interessante ascoltarlo dato che la sua posizione critica non è comunque una posizione di chiusura.
Poi accadono cose drammatiche come un terremoto e, scremando le esagerazioni e gli sciacallaggi che ci sono on line come off line, scopriamo che le persone usano la rete in modo “naturale” usando le diverse peculiarità degli strumenti a disposizione per veicolare le informazioni e coordinare le azioni.
Twitter è lo strumento di segnalazione immediata, il “primo soccorso”, il primo contatto quando altri mezzi di comunicazione saltano, proprio quando sarebbero utili.
I social network diventano aree di condivisione delle emergenze e spazi in cui poter avere il reale stato delle cose.
Gli aiuti vengono organizzati e veicolati grazie a siti immediati che partono dal basso (dicono dai “blogger” ).
Continuare a dare responsabilità alla “rete” di mancate rivoluzioni non è che lo specchio dell’incomprensione di quale sia la potenzialità di un ambito che permette di ricreare il contatto tra le persone.
La rete non può sconfiggere la cattiva politica radicata in anni e anni di malcostume e clientelismi; la presa di coscienza delle persone delle potenzialità ragionare come insieme e non come singolo invece può farlo.
Le cose non avvengono dall’oggi al domani, costruire in positivo ed in relazione ha i tempi naturali delle capacità degli esseri umani.
Non aspettiamoci rivoluzioni dalla rete, queste cose avvengono solo in televisione.