Alcuni libri hanno la facoltà di essere moderni nonostante parlino di avvenimenti del passato e ultima dimostrazione è “Il mondo di ieri “ di Stefan Zweig.
Stefan Zweig è un autore austriaco e ebreo morto suicida in Brasile nel 1942 durante l’implosione finale della seconda guerra mondiale.
I suoi racconti, quasi sempre brevi, raccontano di come un avvenimento o un’azione umana modifichi per sempre il corso delle nostre vite.
È un autore di scrittura finissima, arguta, incomprensibilmente dimenticato nel dopoguerra e ora, da circa una decina d’anni, riscoperto e diventato un piccolo oggetto di culto.
Chi ha visto recentemente “Gran Budapest Hotel” di Wes Anderson, ispirato ai suoi racconti, si può fare un’idea del suo stile.
Stefan Zweig scrisse nei suoi ultimi anni di esilio in Brasile questa splendida opera che si legge sia come autobiografia sia come romanzo: è la fotografia del mondo del primo novecento, quello che fa riferimento all’ Austria Felix, paese pasciuto e pacificato, ma anche la fotografia del mondo degli scambi interculturali tra i vari paesi europei, della crescita demografica delle città, delle scoperte scientifiche.
Questo mondo crollerà davanti all’incomunicabilità degli uomini di potere, interessati a far emergere la legge del più forte, a fare la guerra come uno status che per reali ragioni politiche ( sempre che ragioni reali possano esistere)
Così “il mondo di ieri” crollerà davanti ad un vuoto di senso, e sfocerà in un mondo dove prevarranno i fanatismi, gli odi interraziali con la conseguenza di una nuova guerra dove stavolta il senso è ben preciso: la distruzione dell’individuo diverso da te.
Zweig non sopporterà questo affronto all’umanità e insieme alla sua compagna rinuncerà a vedere il finale di quella atrocità.
Il mondo di ieri può essere paragonato a quello di oggi? Mi verrebbe dai dire di sì.
Anche noi stiamo correndo ormai da settanta anni verso un benessere sempre più diffuso, gli scambi culturali non riguardano solo l’Europa ma ormai ogni angolo del pianeta, i progressi nel campo della tecnologia hanno toccato tutti i settori della nostra vita.
Ma anche stavolta qualcosa non torna; gli Stati continuano ad essere sordi alle esigenze dell’individuo e più interessati alle politiche monetarie ed economiche; la sperequazione tra le classi è sotto gli occhi di tutti; si rinfocolano i fondamentalismi di destra e quelli religiosi. L’individuo, abbandonato dalla società, si riconosce nel primo movimento in cui si sente accettato, facendo propri valori di sopraffazione e intolleranza.
Sembra orribilmente necessario che ciclicamente l’essere umano distrugga quello che ha creato e l’incapacità nel non saper fronteggiare rinascita della barbarie ne è la dimostrazione.
Oggi più che mai è necessario difendere i valori della nostra società, che non sono quelli sbandierati dai destrorsi, ma quelli che mettono al centro di tutto l’uomo nella sua speculare diversità l’uno dall’altro.
Sappiamo che le lezioni del passato vengono presto dimenticate, ma non facciamo in modo che avesse ragione Zweig che con il suo gesto definitivo rinunciava a credere ad una possibilità di ravvedimento.