E se avesse ragione Simona Ventura, quando dice (il più delle volte a caso): “stavolta la canzone mi è arrivata”?
Forse, nella sua totale sconclusionata inutilità, questa espressione può davvero riassumere lo stato attuale della promozione musicale che ormai viaggia solo sulla rete e social network.
Il problema è che la musica ti deve “arrivare”, ma proprio fisicamente parlando.
In queste settimane è praticamente ai primi posti della classifiche di tutta Europa la canzone “I Follow Rivers” della cantante svedese Lykke Li.
Il problema è che la canzone era uscita due anni fa. E non era nemmeno passata inosservata, anzi. Il sito Ondarock aveva recensito il disco scrivendone molto bene: “a cominciare dalla sua personale superhit, “I Follow Rivers”, il più arguto bubblegum del 2011.”
Anche la casa discografica aveva spinto il disco confezionando vari videoclip ambiziosi e d’effetto che probabilmente in pochissimi hanno visto solo su Youtube. Insomma il disco c’era, il chiacchiericcio da blogger e fanzine non mancava, non mancarono neppure ospitate nei soliti show televisivi e ci fu anche un lungo tour a supporto del disco. Il tutto a beneficio del solito ristretto pubblico di indie-maniaci.
Alla stessa cantante durante un intervista dell’epoca chiesero se per lei esistesse la canzone perfetta.
La sua risposta era stata: “Esiste ma solo per un attimo, ogni cosa nella vita fluttua e allo stesso modo nessuna canzone può essere perfetta in ogni momento.” E probabilmente non era il suo momento.
Certo ci è voluto un remix ad opera del dj The Magician, per rendere il pezzo più accessibile al grande pubblico, involgarendolo quanto basta con ritmiche più battute e beat più decisi. E poi, quasi senza capirne davvero il motivo, sono iniziate le condivisioni, i “mi piace”, i link, i tweet etc etc Nel giro di poco tempo Lykke Li è diventata di moda, e come si sa il più grande alleato della moda è il conformismo.
Le stesse persone a cui il pezzo prima non sarebbe mai interessato, ora lo ballano senza ritegno.
La moda, anche quella musicale, esiste per le persone senza gusto ed è soltanto un’epidemia creata ad arte.
Il gusto di un popolo non precede mai il genio, ma di continuo gli zoppica dietro. Ma adesso sto diventando snob in modo gratuito.
La cosa che mi piace sottolineare è il potere di internet nel creare fenomeni, depistando e schivando operazioni di marketing e promozioni vecchio stile. Eric Schmidt, Ceo di Google, ha detto: “Internet è la prima cosa che l’umanità ha realizzato che l’umanità non comprende, il più ampio esperimento di anarchia che abbiamo mai avuto”. Insomma anche due anni fa la stessa canzone era reperibile in rete. Ma come mai solo ora il pubblico ha risposto? Se la Tv è stata una novità per le masse, il web è una novità per l’individualismo. In TV ti dicevano che dovevi comprare quel detersivo perché lavava più bianco del bianco. Nel web trovi tutte le 50 sfumature di bianco nei blog delle singole casalinghe. Il modello push di radiodiffusione ha ceduto il passo al modello pull di interazione. Oggi anche nel panorama musicale, nella nuova interazione disco-ascoltatore si sta sviluppando un inedito ribaltamento di ruoli. Coloro che in passato svolgevano in via esclusiva il ruolo di entità ricevente ora possono produrre liberamente informazione, decisiva per la sorte del disco. Ormai sono pochissimi gli ascoltatori che scelgono leggendo riviste musicali o blog specializzati. Probabilmente la maggior parte degli ascoltatori superficiali di internet sarà probabilmente più colpita dalla musica di sottofondo di un slide show delle foto delle vacanze di un amico visto su Facebook, piuttosto che dal disco del mese di Blow Up. I vincitori nell’editoria musicale saranno solo coloro che dimostreranno di conoscere il proprio pubblico e di fornire contenuti e formati che il pubblico desidera. Un sfida biblica.
La canzone che mi piace ora
John Grant – GMF
Grant è il cantante che mette tutto se stesso nei versi delle canzoni, anche nel verso che recita: “I´m the greatest motherfucker you´re ever gonna meet”.
Il video che mi piace ora
Emika – Searching
È bastato il primo sole primaverile per farmi provare già la nostalgia della neve.
La cover che mi piace ora
Recoil feat. Shara Woden – Dum Dum Girl (Talk Talk cover)
Una band che negli anni ’80 aveva già capito tutto, ora è celebrata con un disco tributo.