Un paio di settimane fa mi sono deciso a scrivere una lettera alla mia migliore amica.
Un gesto antico, lo ammetto.
Ci sentiamo tutti i giorni soprattutto via sms, ci raccontiamo i fatti banali della giornata, pensieri e parole in libertà.
Siamo due persone molto simili e per anni abbiamo coltivato questa affinità sopportandoci e spalleggiandoci nella buona e nella cattiva sorte.
Una sera ero a cena con amici e ho notato che più o meno tutti stavamo chi su Instagram, chi su Facebook e via dicendo, eravamo presenti ma la realtà era da un’altra parte.
Sembrava quasi che tutta quell’ansia di correre dietro a qualunque informazione più o meno interessante fosse la scusa per evitare di scoprirsi fino in fondo.
E ho ripensato allora al rapporto con la mia amica che ultimamente sento lontana avendo ridotto il nostro rapporto a uno scambio ormai virtuale di informazioni tramite i social che non vanno più oltre la superficie dei fatti.
Ci siamo probabilmente accorti entrambi dell’inaridimento del nostro rapporto ma forse pensando che la colpa fosse dell’altro siamo rimasti in attesa del primo passo, dell’altro naturalmente.
E il primo passo ho deciso di farlo io avendo pressante la sensazione che quando non siamo più padroni di noi stessi e non riusciamo più ad apprezzare le cose belle della vita allora è il momento di fermarsi, guardarsi attorno e dare un senso diverso a quello che ci accade.
Ci ho messo diversi giorni a scrivere la lettera e altrettanti per decidermi a spedirla.
Un gesto così banale mi ha creato così tante difficoltà eppure non c’era nessuna accusa nessuna recriminazione, solo un s.o.s. lanciato ad una amicizia che non vuole essere persa.
Mi ha fatto bene quando l’ho spedita e quando ho ricevuto risposta.
Spesso è più facile per il nostro amor proprio proiettare i nostri problemi sugli altri e su ciò che ci circonda non accorgendosi che le risposte le abbiamo dentro di noi.