Figura controversa della letteratura francese Michel Houellebecq non lascia mai indifferenti.
Lasciamo da parte le sue esternazioni più o meno eclatanti delle quali non ho gran interesse, per parlare invece del suo ultimo libro “La carta e il territorio” già disponibile anche in edizione economica.
La vita, o forse meglio non vita, di Jeb Martin pittore ante litteram di fama mondiale, i suoi rapporti, o forse meglio i non rapporti, con il padre, con l’amore incompiuto verso una manager russa, con lo stesso Houellebecq che diventa personaggio stesso in una sorta di meta letteratura sono la sintesi ovvero l’antitesi del malessere del vivere, indagine sull’essere umano incapace di trovare approdi, di svincolarsi dai lacciuoli dell’ovvio.
Jeb Martin nonostante il successo planetario della serie di opere legate alla serie dei mestieri non sa come vivere, che farsene dei soldi enormemente accumulati.
Cercherà nello scollamento dal comune sentire, nel deviare la retta via, nell’abbandonare le normali forme precostituite, facendo solo crescere il proprio mito, senza trovare alcunchè di se stesso.
E così non trovando nel vuoto che rimbomba intorno a lui nessuna forma di soddisfazione si abbandona nella età tarda ad una scelta radicale e definitiva di quasi Thouroniana memoria (da “Walden ovvero la vita nei boschi”).
E così lo scrittore alter ego dell’artista alter ego del personaggio Houellebecq ci mostra la inadeguatezza della realtà, ovvero il territorio, di fronte alle sue forme di rappresentazione, ovvero la carta.
Ciò che rimane impresso diventa così superiore alla sua fonte di ispirazione diventandone la parte migliore, lasciando il resto rotolare rotolare rotolare…