Ci dev’essere qualcosa di particolare nell’aria a Bologna.
Oppure qualcosa che si tramanda di madre in figlia.
Infatti se penso alle artiste nate in questa città automaticamente penso a un modello femminile complesso e decisamente poco stereotipato.
Prendiamo la bolognese più popolare di tutte, Raffaella Carrà, che si è subito presentata come “un cuore vagabondo che di regole non ne ha, la mia vita è un roulette i miei numeri tu li sai, il mio corpo è una moquette dove tu ti addormenterai”.
Eccolo il manifesto dell’artista bolognese. Una donna che pur nella sua spiccata femminilità sa mostrare in modo deciso anche altri aspetti – di norma attribuiti all’universo maschile – come la forza, il coraggio e una forte indipendenza.
Ma gli esempi possono essere molti altri.
Penso a Laura Betti con la sua proverbiale grinta, con una voce dal timbro roco e profondo ma due meravigliosi occhi capaci di esprimere la più proverbiale dolcezza.
Fino ad arrivare ai giorni nostri con Angela Baraldi che, come l’ho descritta in un vecchio post, è un incrocio fra Huckleberry Finn e Cleopatra.
E sono tutte artiste che hanno avuto il desiderio (e il talento per poterlo fare) di spaziare tra diverse forme artistiche: non solo canto, ma anche cinema e danza.
Insomma artiste imprendibili e difficilmente inquadrabili in uno stereotipo.
Tra le giovani leve a portare la bandiera di queste artiste bolognesi complesse e complete, comincia a farsi largo Matilda De Angelis.
All’inizio mi ha incuriosito perchè nel suo vosto vedevo una forte somiglianza con Bjork.
Ma poi si scopre che fin da giovanissima mostra un forte interesse per la musica. A 11 anni inizia a studiare musica (violino e chitarra acustica) e comporre le sue prime canzoni.
La ragazza non ha l’ego autoreferenziale da primadonna da talent show e invece comincia a girare l’europa con una band – numerosa e rumorosa – pronta a supportarla a suon di swing, i Rumba de Bodas.
Incidono due dischi “Just Married”, nel 2012, e “Karnaval Fou“, nel 2014.
Ma per rientrare nell’olimpo delle bolognesi doc, non poteva fermarsi alla musica. E questo mese è la protagonista al cinema in “Veloce come il vento”, film con Stefano Accorsi. Come cantava Modugno il vento spegne il fuoco piccolo ma scatena quello grande. E in “Veloce come il vento” la “piccola” Matilda è diventata definitivamente “grande”.
Il suo esordio al cinema ha decisamente convinto.
In una recensione su giornalettismo.com l’hanno definita: “quarantonove chili di rabbia, carisma e dolcezza ruvida, in un ruolo che un’attrice italiana di solito si sogna (anzi, visti i nostri registi e sceneggiatori, probabilmente non osano neanche farlo) e che è credibile nel ruolo di una diciassettenne che rimane sola al comando.”
Ammette candidamente di non essere mai stata appassionata di motori.
Eppure con la sua recitazione è riuscita a fare quello che ci si aspetta da un attore consumato, ovvero essere un bugiardo al quale si chiede la massima sincerità.
Appositamente per il film ha anche inciso una nuova canzone, “Seventeen“, ispirata ai diciasette anni della protagonista.
Certo, Oscar Wilde consiglia: “nessuna donna dovrebbe essere troppo precisa quando dice la sua età. Le dà un’aria così calcolatrice!”
Ma infondo l’età è soltanto un numero.
È del tutto irrilevante, a meno che, ovviamente, non siate una bottiglia di vino.
Per ora le bottiglie di vino stappiamole per brindare al nuovo interessante talento bolognese.