La maggior parte della musica che amo oggi, solo 15 anni fa l’avrei trovata… bhe come dire?… sfigata. All’epoca ascoltavo solo la musica luccicante di MTV. I miei gusti e ascolti sono cambiati nel tempo grazie a letture, riviste, discussioni e, lo ammetto, anche per imitare altri ragazzi che ai miei occhi sembravano dannatamente più fichi di me. La passione per la musica indie (o proprio underground) è inevitabilmente legata ad internet che le ha regalato la visibilità e la dignità che i media generalisti non avrebbero mai potuto darle. Ma il nocciolo della questione è che ora io amo musica che prima trovavo brutta e quindi vorrei concentrarmi sul momento del passaggio.
Ricordo di aver comprato molti dischi dopo aver letto delle recensioni fantastiche su riviste importanti come Rumore e Mucchio Selvaggio. Oggi ogni recensione che si legge in internet ha il suo link o propone direttamente un mp3 in preascolto. Hai subito la possibilità di farti una tua idea oggettiva sulla musica recensita, e decidere subito se “ti piace” o “non ti piace”, per citare le terminologie così categoriche (e superficiali) di facebook. Ma devo dire che sono stati proprio i dischi che non mi piacevano (ai primi ascolti) ma di cui avevo letto articoli fantastici e ben scritti a far evolvere il mio gusto. Certo erano anche altri tempi: non c’erano gli mp3, non c’era youtube e l’amico che ti doveva registrare la cassettina C45 aveva sempre l’impianto rotto. Quindi i dischi andavano comprati, e una volta spesi i soldi, magari si ascoltavano un paio di volte in più, anche controvoglia.
Comunque pur amando internet credo che dietro la sua facciata di libertà, disponibilità e illitata fruizione della musica, si possa nascondere anche qualche pericolo legato al livellamento dei gusti. Paradossalmente credo che la grande offerta di musica possa destabilizzare un ragazzino di 16 anni che tenderà ad ascoltare solo quello “che gli piace”. Il fatto che una cosa ci piaccia è diventato una bandiera, un recinto, un segno di appartenenza esattamente quello che la musica, a mio avviso, non dovrebbe essere. Ma forse io ho una visione troppo alta della musica che giudico un arte necessaria per non morire di quotidianità.
Insomma i gusti dovrebbero avere la possibilità di evolversi attraverso esperienze diverse. E invece proprio perché internet amplifica le possibilità, alla fine il risultato finale sembra quello di far fermare l’ascoltatore medio alla stessa mediocrità proposta dai massificati media generalisti. Non vorrei sembrare troppo pessimista: “mediocrità” non è necessariamente una carattere negativo. È solo un punto di mezzo tra i picchi di eccellenza e lo schifo assoluto.
Mi sto portando avanti perché ho intenzione di chiudere ogni mio nuovo post con 3 proposte: “la canzone della settimana”, “la cover delle settimana” e “il video della settimana”. E, come avrete capito, il mio scopo è trovare qualcosa che NON vi piaccia.
Il video della settimana
Battles – “Ice Cream”
Il video riesce a ricreare visivamente la sensazione onirica allucinata che ti prende per 2 secondi dopo che hai inghiottito un boccone troppo grosso di gelato congelato.
Canzone della settimana
Patrick Wolf – “House”
Con una tastiera che pare rubata agli ABBA, il pezzone pop che mette d’accordo tutti. Anche la Santanchè, mi spiego?
Cover della settimana
Terra Naomi – “Judas”
Un mondivisione ci ha ricordato che Lady Gaga quando non ha i petardi nelle mutande sa comporre anche piacevoli melodie. Terra Naomi ribadisce il concetto.