La malinconia è la felicità di essere triste

Da quando esistono i blog il mese di dicembre è dedicato alle classifiche, soprattutto in campo musicale.
È tutto un classificare, premiare, bocciare i dischi che ci hanno accompagnato durante l’annata.
L’ho sempre fatto anch’io, lo devo ammettere. (…e nella pagina Facebook di metabox avrete i miei 20 “the best” dell’anno, quotidianamente,  durante gli ultimi 20 giorni dell’anno).
Ma devo anche confessare che la stessa classifica riletta solo qualche mese dopo risultava falsatissima.

Alcuni dischi hanno bisogno di più tempo per essere davvero assimilati.
Altri invece sono fuochi di paglia che a distanza di qualche settimana mostrano la loro vera anima, che è decisamente più scadente. Spesso per essere imparziali si cerca di basare la scelta su aspetti “tecnici”: gli arrangiamenti più belli, i testi più ispirati etc.
Ma anche questo alla fine rischia di essere un sistema fallace perché spesso le novità più folgoranti se ne fottono semplicemente della forma, degli arrangiamenti e dei testi.
Devono semplicemente esplodere con la loro spontaneità piena di errori e di semplificazioni.

E poi inevitabilmente ogni classifica è un espressione del proprio gusto personale.
La musica non è come lo sport, dove si può misurare il valore umano in millimetri e in centesimi di secondo.
Ma allora ha senso fare classifiche?
La risposta più corretta per me è: “Si, perché è divertente”.

Ricordo una canzone di Tori Amos che recitava: “festeggia la tua top ten nella classifica del dolore”.

“Quando uno è triste non servono le classifiche, non c’è un tristometro, è inutile dire sto mediamente peggio di te o decisamente meglio di te, si diventa tutti ottusi ed egoisti e la propria tristezza diventa una grande campana in cui ci si chiude, per non ascoltare la tristezza degli altri.” scriveva Stefano Benni.

E invece mi viene proprio voglia di farlo sto “tristometro”, sta “chart of pain”…. e provo a mettere in fila i dieci dischi che, secondo me, hanno cantato meglio la tristezza e la malinconia in questo 2012.

1
Mimes of Wine – “Memories for the Unseen”

“Le canzoni di Memories For The Unseen hanno lo stesso spirito confidenziale, riservato, intimo del sussurro notturno degli amanti, delle lettere sporche dal fronte, di una carezza inaspettata.” (via: Sentireascolare.com)

2
Fiona Apple – “The Idler Wheel Is Wiser Than The Driver of The Screw and Whipping Cords Will Serve You More Than Ropes Will Ever Do”

“Gelosia meschina, isolamento, tristezza, amarezza, solitudine, fragilità: sono questi i colori oscuri che brillano in un paesaggio notturno, minimalista ed essenziale, disegnato dall’immancabile connubio voce-pianoforte della Apple” (via: Ondarock.com)

3
Perfume Genius – “Put Your Back N.2 It.”
“Ci troviamo davanti a uno di quei rari e talentuosi compositori del nostro periodo, fragile e forte nello stesso tempo, un narratore dell’insicurezza, dell’amore e della speranza che pervade ognuno di noi.” (via: Distorsioni.net)

4
Soap&Skin – “Narrow”

“Nei suoi occhi c’è l’immane sofferenza per un padre scomparso all’improvviso. E nelle sue candide mani c’è tutto il desiderio di sbattere fuori dalla propria anima un’insostenibile angoscia interiore. “Narrow” raccoglie dunque i cocci di un’anima sanguinante. La Plaschg tira fuori tutto il suo tormento versando sui tasti del pianoforte lacrime e al contempo una sopita speranza.” (via: Ondarock.com)

5
Colapesce – “Un meraviglioso declino”

“Una raccolta di pezzi che suonano dolorosi e parlano addolorati, raccontandoci storie eterogenee con una scrittura straordinariamente matura, se si considera che si tratta dell’esordio in italiano.” (via: sentireascoltare.com)

6
Lost in The Trees – “A Church That Fits Our Needs”
“12 composizioni, composte, arrangiate e cantate per intero da Picker stesso… che ha distillato il dolore, sublimato la perdita in un delicato equilibrio di classica e folk” (via: sentiresacoltare.com)

7
Sigur Ros – “Valtari”
“Un lento decollo verso chissà cosa”, così il cantante Jonsi ha definito il mood del disco del gruppo islandese.

8
Daughter – “The Wild Youth”

Un EP che inizia con il verso “Mi sono ubriacata di nuovo e ho causato incidenti” e finisce con “Sapendo quanto ti adoravo; mi dai allo stomaco, amore mio.”  Tristezza, sublimazione, malinconia, rabbia repressa. Troverete tutto in questo EP.

9
Asaf Avidan – “Different Pulses”

Israeliano e con una voce da Amy Winehouse, cos’altro poteva cantare se non un disco tristissimo?

10
Dark Dark Dark – “Who Needs Who”

“Il terzo lavoro dell’ottetto di Minneapolis è un disco di rottura: quella sentimentale fra la voce Nona Marie Invie e il fondatore dei Dark Dark Dark Marshall LaCount: la band è sopravvissuta alla fine del rapporto, e lo dimostra con una serie di canzoni amare e, come ci si aspetta dalla penna della voce e autrice dei testi, cariche di rimpianto.” (via: Rolling Stone)

 

 

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Matteo Lion

  • Date: 05 12 2012
  • Filed under: Matteo Lion, Suoni