Ultimamente mi sono imbattuto in una canzone che ho trovato adorabile dal primo momento che l’ho sentita: “Le case” di Corrado Meraviglia.
Incuriosito dal testo della canzone, ho provato a chiedere qualcosa di più direttamente all’autore.
Corrado ha risposto alle mie domande, anche se ha tenuto a specificarmi che: “…a volte ho paura che cercando di spiegare quello che scrivo nei testi (che spesso sono molto istintivi) rischio di modificarlo un po’.”
Matteo Lion: In un mondo che sembra avere bisogno solo di vincenti, di persone che devono sempre avere quello che vogliono (e credono di meritare) mi è piaciuto molto il testo de “Le case” che invece mi pare voglia ricordarci che noi siamo anche gli avanzi delle vite che non abbiamo saputo (o voluto) vivere. Mi sbaglio?
Corrado Meraviglia: La tua analisi ci può tranquillamente stare, io sono partito direttamente dal sentimento della malinconia, della nostalgia per qualcosa che sarebbe potuto essere ma non è stato.
Magari passi tanto tempo a pensare a quello che succederà, crei aspettative, costruisci case e relazioni, poi ad un certo punto ti accorgi che hai “superato” questo futuro, che ora è dietro di te e non si è avverato.
Allora ne senti nostalgia, come se fosse una cosa davvero successa. È un sentimento che può essere molto forte.
Matteo Lion: Nella canzone “Undici” sembra quasi che invochi un nuovo comandamento laico: non nominare “amore” invano.
Se ne parla davvero troppo? Lo abbiamo davvero trasfigurato, scambiato per qualcos’altro e lo abbiamo snaturato?
Riusciremo mai più a distinguere un calesse dall’amore?
Corrado Meraviglia: Si, più o meno parlo di quello che dici tu. E non mi riferisco alla sua rappresentazione artistica, ma proprio alla vita di tutti i giorni.
Capita spesso di vedere persone che si disperano o si esaltano per qualcosa che un mese dopo è stato sostituito da una nuova disperazione od esaltazione. A me piace dare un peso a certe cose e a certe parole, come se fossero sacre.
Generalmente invece pare che l’iperbole vinca su tutto, tanto un sentimento può sempre essere sostituito dal sentimento successivo.
È come essere circondati da persone che gridano “la luna” sotto ogni palo della luce. E sarebbero più che liberi di farlo, solo che in questo modo quando io dico “questa cosa è diversa” e loro mi rispondono “eh si so cosa intendi”, mi tocca mettermi nella fastidiosa posizione di dire “no, non hai idea di cosa intendo”.
Può risultare arrogante, ma una volta tanto non mi interessa.
Potete ascoltarlo qui sotto.