La paura è un romanziere esperto

Venerdì dovrò sottopormi ad una biopsia alla gola.
Questa premessa non è solo funzionale a giustificare la scarsa ispirazione di questo post.
Ovviamente ho paura. Sia del dolore e anche dei risultati che l’analisi potrà dare.

Navigando in internet, cercando di leggere ogni notizia sulle tecniche di biopsia alla gola, sono arrivato ad una ricerca scientifica condotta da un professore di psicologia cognitiva e neuroscienze dell’Università di Groningen.

Lo studio cercava di stabilire se la musica possa avere un effetto molto potente sulle nostre emozioni.
Può una canzone renderci felici o aiutare a superare le nostre paure?
Secondo lo studio, si, le canzoni possono farlo scatenando sensazioni e ormoni che hanno un effetto diretto e immediato sul nostro umore.
Certo, la ricerca mi ha poi lasciato perplesso quando cita “Magic” dei Coldplay come canzone ideale per vincere la paura.

E allora mi sono messo a studiare una mia personale playlist scaccia-paure. Ma non è stato facile.

Ovviamente io sono uno decisamente cervellotico, e quindi non potranno mai funzionare canzoni decisamente troppo didascaliche come ad esempio “Io non ho paura” della Mannoia.

Anche la canzone “Stand By Me” di Ben E. King con i suoi versi di speranza “No, non avrò paura, non avrò paura finché tu sarai con me, sarai con me” non può funzionare.
Io in sala operatoria sarò da solo. 

E allora ho ripensato alla scena del film “Dancer In The Dark” in cui Bjork/Selma spaventatissima viene accompagnata al patibolo dalla guardia Brenda.
Brenda per dare coraggio a Selma, ossessionata dai musical, la invita a “musicare” i 107 passi che la separano dalla morte, battendo i piedi.
Strategia che porterà Selma a fare l’ultimo dei suoi sogni ad occhi aperti cullata dalla musica.

Però anche questa non può essere la soluzione. Io sarò su una barella, non camminerò verso la sala operatoria.
Ma Bjork, in effetti, potrebbe aiutarmi. 

Ma la canzone giusta nel mio caso non può che essere “Army of Me“.

Non potrà mai una canzone spingermi a trovare il coraggio che, onestamente, non ho. 

Ho bisogno che il coraggio mi sia imposto con tono autoritario e freddo da una mamma poco propensa a sentirmi piagnucolare.
Ho bisogno di un ritmo quasi da marcetta militare che non lasci spazio ai sentimentalismi.
“Alzati in piedi devi affrontare la situazione, non mostrerò più comprensione, mai più. Se osi lamentarti ancora una volta, avrai a che fare con un esercito di me”.

Ho provato a confrontarmi con qualche mio amico per capire se, dovessero affrontare un intervento, quale canzone avrebbero scelto per darsi coraggio.

Angelo ha scelto “This woman’s work” di Kate Bush. “E’ in assoluto la canzone che mi trasmette più serenità e profondità allo stesso tempo”.

Anche Andrea ha scelto la dolcezza con “Carinhoso” di Maria Gadu, “un suono dolce perchè se dovessi andare almeno avrei ascoltato dolcezza prima di andare”. E per lo stesso motivo anche Eduardo ascolterebbe ” Where Colours Run” dei Lanterns On The Lake.

Matteo come prima scelta mi cita “That I Would be Good” di Alanis Morrisette.
Subito dopo, per cercare di sdrammatizzare, dice: “Se invece volessi essere ironico in quei momenti – ma non credo – sceglierei tra “The First Cut is The Deepest” oppure “The Drugs don’t Work“.

Silvia ha avuto un approccio più trasversale e mi ha citato “Queen of Chinatown” di Amanda Lear.

Alberto mi cita “La Dolarosa” dei Communards, canzone  che ci ricorda che solo chi scende fin nelle più profonde cavità dell’inferno è capace di riscoprire la luce.
Paolo invece “Les Odalisques” dei Tuxedo Moon che musicalmente ci porta a fare amicizia con la paura, portandola allo scoperto ed esplorandola, facendola diventare una forza di trasformazione, aprendo in noi un abisso di vulnerabilità e auto accettazione.

Matteo Lion

  • Date: 12 05 2015
  • Filed under: Matteo Lion, Suoni