Sono invecchiato di colpo, come cantava Dino Fumaretto.
E non è piacevole.
Perché inevitabilmente l’invecchiare corrisponde ad acciacchi fisici che ti penalizzano la vita. Nel mio caso, ad esempio, ho dovuto rassegnarmi a prendere 6 pillole al giorno per la pressione alta.
E in questi giorni il dibattito sul “come” invecchiare nel music business è assolutamente di attualità, soprattutto dopo la rovinosa caduta di Madonna ai Brit Awards.
Tutti l’hanno accusata di volersi comportare e di proporre se stessa come un eterna adolescente, pur oggettivamente non essendolo più.
Sapete che non nutro simpatia per lei. Ma guardandomi dentro ho capito che anch’io non mi rassegno alla mia “vera” età.
E non credo sia vanità.
Ma è che non si è mai pronti e credo accomuni tutti gli esseri umani la paura di invecchiare.
Il nostro piccolo, vanitoso, narcisistico “sé” non vorrebbe le rughe. Non le vorrebbe al punto di non vederle, anche se in effetti cominciano a spuntare.
Nessuno ha la più pallida idea di cosa potremo diventare non essendo più giovani e carini ed è inevitabile affrontare la cosa in uno stato di perplessità mista a rabbia.
Anche perchè, al di la del cedimento fisico, l’era di internet pare aver tolto anche l’unico vantaggio nell’essere “vecchio”, ovvero veder riconosciuta l’esperienza.
Quando ero un bambino “vecchio” non era ancora un insulto ma, al contrario, significava essere dei capitribù, quelli che stavano in prima linea.
Adesso invece pare che in quella prima linea nessuno ci voglia stare, soprattutto se si è una rock star.
Tori Amos, che l’anno scorso ha spento le 50 candeline, dice: “Per per un’artista femminile ci sono molte pressioni riguardanti l’età, soprattutto negli Stati Uniti. L’ambiente discografico non è come Hollywood dove si creano ruoli ad hoc per le donne: nel mio ambiente è diverso, nessuno può andare da Helen Mirren a dirle “adesso parti per un tour rock and roll”. Gli attori non hanno tutte le responsabilità che abbiamo noi musicisti. Io sono responsabile per tutto, anche finanziariamente. Io sono la banca, è un gioco molto difficile da affrontare, bisogna volerlo veramente.”
Ma non è un discorso di genere, invecchiare fa paura a tutti.
Morrissey, che si sta curando da un tumore, cerca di autoconvincersi dicendo: «Certo che sono invecchiato: il corpo ha i suoi progetti e non ci possiamo fare niente.
Tuttavia, il mondo è pieno di diciannovenni che sono degli zombie e non hanno niente da dire.”
Perchè in effetti è la salute l’incognita che spaventa di più nell’invecchiare.
Ed ecco perchè ci piacerebbe la cura di Battiato quando canta: “di superare le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare”.
Ad Annie Lennox è stato chiesto: “i 60 sono i nuovi 40?” e lei ha risposto:
“Forse, ma per chi? Da una prospettiva occidentale? Perché possiamo permetterci cure effetto giovinezza? Per i lifting? Nei Paesi in via di sviluppo a 40 anni muoiono. Per favore, è un nonsense! Ho visto spegnersi madri con la metà dei miei anni solo perché non avevano accesso ai medicinali contro l’Aids: un’oscenità. Se tieni conto di questo, i parametri cambiano. Siamo gocce nell’oceano: siamo venute, andremo. È la vita.”
Ha ragione: è la vita! E forse sarebbe meglio non pensarci, sarebbe meglio una buona dose di inconsapevolezza e dovremmo avere “il talento per essere vecchi senza essere adulti”, come cantava Jacques Brel nella “La chanson des vieux amants“.
“È inutile, non credo che sia possibile avere vent’anni per sempre. Lo sai che invecchiare non è intelligente? ” ci chiede Cesare Cremonini.
E Sufjan Stevens ci ricorda che invecchiare è cambiamento: “Non è rimasto molto dell’uomo che ero, sento così tanto il giusto e lo sbagliato”.