Berlusconi, tra le tante cose che ha detto e fatto in questa campagna elettorale, è riuscito a decretare la morte della musica in TV.
Non che la musica veicolata dalla televisione stesse tanto bene.
Tra talent show che sfornano artistini che durano meno di un ghiacciolo al sole e TV musicali che mandano documentari mal girati e mal scritti al posto dei videoclip, non si avevano molte speranze di rianimare quel malato terminale che è la musica.
Ma l’appello di Berlusconi “il festival di Sanremo andava spostato” serve per spazzare via l’ipocrisia che della musica in TV interessi ancora qualcosa a qualcuno.
Adesso il Re è nudo e tutti sappiamo che le canzoni al festival saranno un intermezzo, al pari di una televendita.
Tutti saranno in attesa della battuta della Littizzetto o a cercare il doppio senso politico per fare subito un tweet o un post su facebook. Aveva ragione Paul Valéry quando scriveva: “La politica è in primo luogo l’arte di impedire alla gente di immischiarsi in ciò che la riguarda.”
Ovviamente la paura di Berlusconi non è che ci siamo canzoni in grado di smuovere coscienze o rinvigorire passioni politiche.
La musica e il suo potere evocativo ormai non vengono neanche più considerate come ipotesi.
Tra i super ospiti stranieri ci saranno Antony & The Johnsons, che potrebbero magari presentare il loro pezzo spoken-word “Future Feminism“, che affronta temi delicati come femminismo, politica, ribellione, passività, omosessualità, da far schiattare all’istante la Binetti.
Ma dubito che Berlusconi conosca Antony e tra l’altro temo che al Festival di Sanremo gli faranno cantare il più rassicurante “Nessun Dorma” inciso per la Lavazza che probabilmente sarà uno degli sponsor.
La musica, e tanto meno quella presentata a Sanremo, non fa più paura a nessuno. Non interessa più a nessuno.
Berlusconi avrebbe potuto dire “spostiamo il festival” se gli Amor Fou ci fossero andati con la canzone “La primavera araba” che canta la rabbia popolare molto meglio di Grillo, con uno dei versi più evocativi del loro disco: “il potere ama poi guarda crepare
un generale libico. Toglimi i mostri cattivi li riconosci dal cazzo in pelle speciale fottono la tua città
sei sprecata in questura sei troppo speciale !”.
Oppure nel pezzo “Le Guerre Umanitarie” parlano proprio della distanza tra le promesse elettorali e le vite reali di ognuno di noi, la distanza tra la casta e il popolo: “La libertà che ci promettono è più molle di un pezzo di pane, il nostro destino è tutto nelle cartoline che ti voglio spedire. Bombardiamo Tripoli! Puniamo chi bestemmia nei reality! in ogni caso a noi non sarà chiesto che un voto; conosciamo i soprannomi dei trans che si contendono il re per una vita facile.”
“La musica è una trappola, un espediente per raccontarti le cose come stanno. Ed è così rassicurante all’orecchio, così comoda da indossare che le parole arrivano in ritardo” diceva Diego De Silva. Ma Berlusconi lo sa che in Rai nessun artista si permetterà di presentare una canzoncina denigratoria e piena di doppi sensi come Tori Amos fece per George Bush in “Yo George“. Sa anche che il livello dei testi della canzoni in gara non avranno mai l’ironia ammaliatrice delle canzoni politiche di Gaber .
Al festival, con grande polemica, è stato escluso anche il rap che spesso tende con testi semplificati e diretti ad essere scomodo politicamente.
La musica non sarà protagonista e Berlusconi ha solo avuto faccia tosta nell’ammetterlo candidamente. A lui, e probabilmente agli italiani, interessa solo l’evento mediatico.
E allora prepariamoci ad un festival che ha davvero l’aria di essere una specie di funerale per la musica, che evaporerà nel giro di poche ore proprio come il profumo dei fiori che abbelliranno il palco.
Il voto non sarà spostato in alcun modo dalle canzoni che sentiremo, con buona pace di Berlusconi.
Forse aveva davvero ragione John Fitzgerald Kennedy che disse: “Se i politici si occupassero un po’ più di poesia e i poeti un po’ più di politica, forse si vivrebbe in un mondo migliore.”
La canzone che mi piace ora
Colapesce – Anche oggi si dorme domani
Ecco la canzone che aveva scritto per il festival di Sanremo e che è stata esclusa. E che per me ha già vinto!
Il video che mi piace ora
Róisín Murphy – Simulation
Ecco un esempio di un video che è molto più evocativo ed interessante della canzone stessa.
La cover che mi piace ora
La Grande Sophie – Sexy Boy (Air Cover)
La cosmonautica e sensuale “Sexy Boy” degli Air è stata nel 1998 un crocevia importante per la musica pop ed elettronica.
Qui in chiave più accessibile, da Sanremo appunto.