La verità, paga!

Di solito sotto l’ombrellone si leggono giornali di gossip. Ma tutta quella spezzatura fa decisamente secolo scorso. Grazie a riviste del genere abbiamo creato un cybermondo molto più grande del nostro pianeta e che si espande come il sole. E il problema che il 99 per cento dei contenuti di questo mondo sono voci. Spesso false. In queste ultime settimane mi è capitato più volte di interrogarmi su quanto i social network siano diventati il mezzo principale per conoscere davvero un cantante, al di la della sua produzione musicale.

Io sono linkato a molti profili Facebook e Myspace di vari artisti e, non di rado, mi è capitato di inviargli dei messaggi per approfondire qualche loro testo di canzone o per confrontarmi su qualche aspetto tecnico e di mixaggio dei loro dischi. Molti non mi hanno considerato, altri mi hanno gentilmente risposto. Con alcuni intrattengo una costante corrispondenza per disquisire di nuovi ascolti. Ma alla fine queste sono sempre conversazioni private anche se fatte attraverso le loro pagine personali. Ultimamente mi affascina come i profili sui social network siano diventati una zona franca in cui gli artisti sembrano davvero essere se stessi, sforzandosi di smantellare tutta l’impalcatura da star che music business, case discografiche e stampa alimentano.

La verità è raramente pura, e mai semplice. Invece sembra che, grazie al limite dei 140 caratteri di Twitter, forse ci si debba sforzare di renderla “pura e semplice”. I media tradizionali cercano di celebrare le star enfatizzandone gli aspetti positivi, anche senza arrivare ai massimi del no-sense dei servizi di Mollica del TG1.

Sui social network invece le celebrità tendono a praticare la vera libertà di stampa, ovvero dire ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire.
Un esempio? Qualche settimana fa i Kings of Lion hanno annullato un bel po’ di date americane. La casa discografica si è affrettata a ufficializzare la causa per ragioni di stanchezza e disidratazione del cantante Caleb Followill. Ma suo fratello Jared, nonché bassista del gruppo, ha scritto sulla propria pagina Twitter: “Amo così tanto i nostri fan da sapere che non sono stupidi e quindi non posso mentire. Nella nostra band, ci sono problemi più grossi rispetto a non aver bevuto abbastanza Gatorade. Non saltate alle conclusioni, non stiamo per scioglierci”.

In Italia si fatto un gran parlare del video che Vasco Rossi ha postato sul suo Facebook in cui ammette di soffrire di depressione e di curarsi con un mix di farmaci.
Pare proprio che internet sia ancora un limbo in cui gli artisti si mostrano in modo diverso rispetto ai loro show, dove sono pur sempre un personaggio. E pare che al pubblico piaccia questa verità anche scomoda, ma non pre-costruita e filtrata da un sistema editoriale che, ben prima del caso News of the world, aveva mostrato il fianco a critiche e non poche perplessità.

Lady Gaga, la star più mainstream che si possa immaginare, è la più venduta al mondo nonostante sul suo Twitter scriva di “avere la pancia gonfia per via delle mestruazioni” o di “non aver voglia di fare un cazzo se non stare sul divano”. E non si tratta di sms a pochi intimi, pensate che il suo Twitter ha più di 5,804,614 follower, praticamente il più seguito al mondo.

Anche Bjork ha rilasciato una dichiarazione relativa al mondo internet. Una dichiarazione di disarmante verità che non sarà stata molto gradita dalla Apple, media partner del suo nuovo progetto “Biophilia”. Infatti “Biophilia” prima di essere pubblicato su classico supporto cd, anticiperà i suoi pezzi su l’app per i-phone e i-pad.
Bjork in una recente intervista ha detto: “Probabilmente non dovrei dirlo, ma spero che i pirati là fuori non stiano con le mani in mano. E’ proprio per questo che abbiamo scritto i programmi in modo che fossero compatibili con altri sistemi operativi”.
Questa frase riconosce che in rete vigono altre regole che non sono scritte da accordi commerciali o vincoli legali. La verità è che internet è libertà. Ma questa democrazia agli eccessi può anche spaventare.

Questa settimana Tori Amos, che sta tornando con il nuovo disco “Night of hunters”, ha dichiarato alla rivista “Out”: “Non vado su internet. Se lo facessi non so cosa farei. Richiede disciplina ma è il mio modo per essere una buona madre, una buona moglie e una buona amica per me stessa. Devo resistere a non leggere di me su internet, se lo facessi non sarei pronta per andare in tour. So che molti artisti lo fanno e non voglio dire se sia una cosa buona o cattiva. Ma mi chiedo, sei un artista che si lascia guidare dall’istinto e dalle tue muse o sei influenzato dall’opinione che il tuo pubblico manifesta di te?”.
Francamente appare una posizione di difesa, un po’ come fermare l’orologio per risparmiare il tempo. Cosa che alla signora Amos piacerebbe molto, visto come è impegnata a far uscire solo delle foto super-ritoccate a photoshop che la ringiovaniscano di almeno 20 anni.

Forse sarebbe meglio un po’ di umiltà e verità in più su internet, che non la vanità e snobberia di certi servizi fotografici che rispondono a regole di comunicazione ormai superati.

 

Il video che mi piace ora
Best Coast – Our Deal
Molto carino il nuovo video delle Best Coast (diretto da Drew Barrymore) che gira il dito sulla piaga delle incomprensioni e delle cose dette a metà.
Per vedere il video su MTV >>>

La canzone che mi piace ora
Feist – How Come You Never Go There
Il prossimo 4 ottobre uscirà “Metals”, quarto album della brava Feist a ben quattro anni di distanza da “The Reminder”.
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La cover che mi piace ora
Aidan Moffat – Cruel Summer (Bananarama)
L’ex front-man degli Arab Strab reinventa il classicone pop delle Bananarama, come se in realtà la canzone fosse stata scritta da Sergio Cammariere.
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Matteo Lion

  • Date: 14 08 2011
  • Filed under: Matteo Lion, Suoni