L’ansia di una campagna elettorale giocata sulla pelle delle persone che, più o meno consapevoli, percepivano il bilico del momento.
Nessuno si è risparmiato, tutti gli attori in campo hanno recitato la loro parte “migliore” nel modo peggiore.
Con gli argomenti e l’uso della rete la recitazione ha toccato i punti più bassi; con ignobili dimostrazioni di ignoranza su ciò che, invece, sarà il motore di una nuova economia e di una nuova produttività; su ciò che farà davvero la differenza per una qualità della vita realmente alla portata di essere umano.
Un risultato che ha confermato l’inesistenza di un progetto ma la ferma convinzione nel mantenere le posizioni acquisite; gli unici barlumi visionari o sono stati isolati oppure si sono suicidati, vittime di un ego e di una incapacità di realismo di cui siamo saturi e di cui nessuno ha bisogno.
Un risultato che premia la fine della sopportazione, la disponibilità a qualcosa che sia qualcos’altro e che faccia davvero rumore, che sia oltre i bisbigli sottobanco di qualsiasi colore.
Non ci sono più spazi per le convenzioni che hanno trasformato una società in una catena di montaggio che non produce felicità ma interessi per una parte di essa.
Le situazioni cambieranno, in un modo o nell’altro cambieranno, e non bisognerà stupirsi se non sarà il modo più armonioso.
È la Natura delle cose, comprese quelle umane.