C’è qualcosa in questa immagine che succede di rado nella mia fotografia.
Seppure la decontestualizzazione sia uno dei temi che più sento miei, forse il più affascinante e ricorrente, il motivo per cui rifuggo con pari attenzione macro e soggetti floreali è l’impressione tutta personale che questi significhino per me la caduta in un abissale già visto.
Ma dato che ogni regola deve avere le ovvie eccezioni, ecco che mi sono ritrovato a scattare la macro di un fiore in cui ho trovato un misto tra gioco di scatole cinesi e una specie di decontestualizzazione al contrario.
Come si potrebbe chiamarla? Intrapolazione, forse?
Cerco di spiegarmi meglio.
Prima di questa foto
Per alcuni anni ho lavorato molto sulla mia tendenza a decontestualizzare, infiltratasi nei miei scatti per puro istinto.
Trovare un senso oltre il contesto di appartenenza del soggetto, distorcere cose e luoghi per ricrearli al di fuori e in un nuovo senso mi risulta naturale; fa parte del mio modo di essere curioso e di vedere.
Poi con gli anni, osservandomi e lavorando sulla pratica ma anche per evitare la noia di ripetermi e chiudermi in una scatolina stretta sono riuscito a far arretrare di qualche passo il mio sguardo e ad allargare il mio campo visivo.
Il fascino di andare in quello che potrei chiamare oltre il vicino rimane però in me sempre presente, costante e importante.
Questa foto
Il dettaglio, a causa dell’incompletezza della forma del fiore e perché a sua volta contiene in sé l’altro dettaglio importante dell’insetto, si mostra palesemente intrapolato al contesto che dovrebbe contenerlo.
L’appartenenza a qualcosa di più ampio è così chiara e diretta che quello che non si vede è la parte costituente dell’immagine.
Questo fiore, invece di diventare altro dal suo contesto, finisce per dichiararlo e diventarne un pezzettino piccolo piccolo, un angolino remoto di un quadro più grande e molto più importante.
Eccolo, il mio personale Giardino delle delizie di Bosch, nella cui grandiosa economia questa immagine è un puntino infinitesimale.
Il dettaglio minuscolo su cui solo gli studiosi o i visitatori particolarmente pazienti che tornano più volte a visitare un museo appuntano la propria attenzione.
Mi piacerebbe che questa fosse la prima nota della mia personale partitura inscritta sulle natiche del dannato.