Nelle favole, almeno nella maggior parte, nonostante le peggiori situazioni che possono accadere, arriva sempre qualcuno o qualcosa che risolve il problema.
Siamo cresciuti e continuiamo a crescere figli e nipoti con questa falsa promessa: prima o poi arriverà qualcuno che risolverà le cose.
Con gli anni le Favole diventano favole e l’evidenza della falsità di quella promessa la si assimila, la si digerisce.
Ma come accade con tutti quei cibi non troppo sani, qualcosa non collabora alla funzione virtuosa del nutrimento e rimane lì, in un angolo; c’è, non ci pensiamo ma inconsapevolmente lo sappiamo.
Quando poi qualcosa scardina l’usualità e fa percepire nuovi orizzonti ecco che quel qualcosa diventa la Promessa: dovrà portarci via da qui, mostrarci nuove prospettive, indicarci la nuova strada.
Prepariamo i pop-corn e aspettiamo, si farà vivo/viva: è una Promessa.
Un articolo illuminante racconta in modo pacato ed in modo estremamente oggettivo la Promessa delle Promesse: internet.
Ci ho ritrovato, tutte ordinate ed in fila, tutte quelle sensazioni che da un po’ di tempo a questa parte coltivavo attorno ai temi della rete.
Abbiamo una nuova televisione, ci siamo liberati degli stretti spazi offerti dalla vecchia televisione (spazi nei quali però ci piace tornare ogni tanto quando abbiamo bisogno di ricordarci da cosa ci siamo affrancati) e ci godiamo questo splendido giardino ben recintato in cui crescono fiori e frutti più o meno in base ai nostri desideri.
Ecco la noia che si affaccia al sentore della solita visione distopica ma in effetti la Promessa, che ormai è raccontata solo da qualche politico malamente informato, era abbastanza diversa da questo nuovo super telecomando.
Si parlava delle nuove frontiere delle iniziative che sarebbero nate “dal basso”, le nuove democrazie rinvigorite da una partecipazione più diretta e capillare, il livellamento dello spazio di interazione tra le persone e le aziende.
E siamo rimasti lì a guardare che questo avvenisse. E questo è avvenuto, più o meno.
Tutto si è evoluto in modo che le vecchie dinamiche si avvantaggiassero delle nuove possibilità con la premura di mantenere gli stessi equilibri.
Ovviamente sono comparsi nuovi interlocutori, quelli che hanno saputo cogliere al meglio le nuove opportunità, molti si sono adeguati, alcuni sono scomparsi o sono stati assorbiti.
Ci siamo accontentati di poter firmare digitalmente una protesta, di poter sfogare le nostre rabbie represse in appositi spazi, ci siamo sentiti più liberi per la possibilità di poter comperare ovunque depositando qua e là stelline di gradimento.
Nel frattempo l’internet (quella della Promessa) ha iniziato ad essere raccontata come uno spazio blu che funziona bene e ti fa stare meglio se gli dedichi più tempo e soldi possibili. E le alternative hanno comunque gli stessi obiettivi con funzionalità diversificate, per non annoiarci.
Ma non è tutto così negativo.
Internet, nonostante tutto, è una cosa giovane e nonostante la si racconti come una tecnologia in realtà è un’estensione dei nostri spazi di relazione; ha a che fare con le persone e con il nostro modo di interagire.
Su questo noi umani siamo ragionevolmente lenti, internet ha più a che fare con la nostra evoluzione che con un metodo per far guadagnare di più qualcuno dalle ammirabili prospettive imprenditoriali.
Avete fretta? Beh allora iniziate a pensare a startup che migliorino la vita di tutti, tutti i giorni e non nuovi modi per comperare qualcosa.
Per chi non ha fretta il problema non c’è.