La musica ciclica nelle orecchie, per mantenere costante quello stato emotivo o perlomeno per non sbiadire le ultime parole condivise, quel piacevole gioco delle dita che disegnavano i respiri.
Le onde disciplinate e gentili e le voci della leggerezza della vacanza si infilavano tra le note senza disturbare, giusto un segno leggero di matita che mantiene distesa la linea che collega il prima verso un dopo a cui dare tutto il tempo di entrare e sedersi con calma nella sua vita.
Non aveva preteso nulla da questa estate e lei le aveva lasciato spazi da riempire come grandi bicchieri trasparenti.
Di acqua fresca, di una temperatura di piacevole sollievo.
Non si era risparmiata e aveva accolto ogni rivolo di attenzione e di bisogno, distribuendo un colore positivo avvolto in gesti pratici e utili, soffi leggeri di disponibilità che non destassero attenzione ma solo la percezione di una presenza.
Vera, quotidiana, senza domande, solo piccole collane di parole necessarie e attese.
La mano accarezza la ghiaia sottile, incontra sassi piatti e caldi, li passa tra le dita ed esplora le forme.
La ricerca di storie di altre mani, altri momenti, altri dialoghi con le onde e le rotte precise dei gabbiani.