Se fossimo più consapevoli del metodo con cui svogliamo un’azione, spostando quindi più attenzione sul percorso piuttosto che sul risultato, ci accorgeremmo di parole che siamo ormai abituati ad usare solo per le grandi occasioni.
Occasioni che spesso non ci riguardano ma che vorremmo fare nostre.
Occasioni a cui ci invitiamo, a cui ci associamo, annusandole senza respirarle.
Ci spogliamo delle nostre esperienze e ci vestiamo di ritagli, spesso sempre più piccoli.
I gesti del ragazzo con il cappello rosso affermavano una competenza rodata.
Lo sguardo non aveva tempo per le persone attorno; l’espressione del viso, seria e costante, raccontava capacità.
Il posizionamento dei contenitori permetteva di facilitare la suddivisione degli elementi riducendo i tempi di selezione.
Una selezione basata su criteri difficilmente comprensibili per chiunque mancante di certe esperienze.
L’attrezzatura, solo apparentemente casuale facilitava l’individuazione degli involucri maggiormente promettenti; questi ultimi non venivano analizzati immediatamente ma accuratamente posizionati in una zona riparata.
Terminata la verifica preliminare iniziava celermente l’individuazione degli elementi importanti contenuti negli involucri meritevoli di una maggiore attenzione.
Qualità come lo stato degli oggetti, l’effettivo valore, l’eventuale presenza di elementi scindibili per scopi alternativi determinava la scelta finale ed il loro posizionamento nel contenitore primario.
Esattamente come era iniziata tutta l’operazione, ossia con estrema precisione e puntualità, questa veniva portata a termine.
Era evidente che nulla era lasciato al caso, anche il capello rosso dimostrava la sua utilità soprattutto nell’ultima fase, come protezione di sicurezza, quando il coperchio del cassonetto della spazzatura andava sbloccato e regolarmente richiuso.