Non si può fare di tutto il rock un fascio!

Ogni mese ha la sua festa. A dicembre c’è il Natale. A febbraio c’è San Valentino. In gennaio ci sono la befana e la festa della memoria.

Questo mese, per quanto mi riguarda, la festa sarà il 21 aprile quando in tutto il mondo si celebrerà il Record Store Day, ovvero la festa dedicata alla musica indipendente e ai negozi di dischi che ancora si sforzano di distribuirla.
E come tutte le feste a cui si dedica una giornata l’anno, ci assale il sospetto che lo si faccia proprio per giustificare il disinteresse generale nel resto dei 364 giorni.
E effettivamente la musica e i negozi di dischi, possono anche gonfiare i palloncini e preparare aperitivi, ma è innegabile che non se la passino bene.
Lo stesso Iggy Pop, ambasciatore dell’edizione di quest’anno del Record Store Day, ha candidamente dichiarato: “Questo è un periodo dove gli artisti e la loro musica vengono manipolati per essere più acquistabili, è come quei drink a basso costo che trovi nei supermercati dove l’etichetta ti dice che contiene il 10% del succo”.
Diversamente da Iggy Pop la pensa Oderso Rubini, personaggio storico del mondo musicale underground bolognese, che ha da poco pubblicato il libro “50 anni di musica rock a Bologna“. In un intervista a Repubblica sostiene: “È vero che ci sono tante cose brutte, ma girando tra club e festival s’incontra ancora molta creatività. Ci sono tanti che continuano a innovare; bisogna solo prendere coscienza della propria forza”.

Forse però stanno dicendo la stessa cosa.

Iggy Pop dice che è quindi il mercato, il tentativo di essere acquistati che porta all’impoverimento della merce. Tra l’altro sembra un ossimoro: per essere più vendibile, devo essere meno ricercato.
E Rubini dice che la qualità va scovata, cercata, inseguita tra club e festival e non tra gli scaffali degli iper-mercati.
Ecco perchè è importante celebrare certi tipi di negozi. Non quelli che vogliono vendere, ma quelli che ancora si sforzano di far conoscere cose nuove. James Joyce già nell’Ulisse, scriveva: “Ecco da cosa si vede il buon commerciante. Ti fa comprare quello che lui vuol vendere.”

E se tutte le grandi catene avessero nei decenni passati spinto la musica di Lucio Dalla anche solo la metà di quanto hanno fatto nelle settimane dopo la sua morte, forse mi ricrederei sul fatto che quello a cui mirano non siano esclusivamente i budget commerciali.
Ed è inevitabile parlare di soldi e di economia quando si parla di musica indipendente.

La musica indipendente è una definizione che include un’ampia selezione di artisti, solitamente emergenti o rappresentativi di una cultura underground, il cui lavoro è autoprodotto oppure supportato da etichette discografiche minori, o da netlabel, non rapportabili, sia per aspetti economici sia culturali, alle cosiddette major.
Gli artisti indie sono obbligati a fare promozione “fai da te”, e quindi raggiungere il proprio pubblico di riferimento non è facile come partecipare al festival di Sanremo, avere un video su MTV o andare a fare un ospitata al Superbowl.

Ecco perché è fondamentale che questa musica venga proposta e venduta in un circolo di negozi. E lo spirito della giornata di festa mondiale dovrebbe proprio essere quello di puntare maggiormente alla salvaguardia dei negozi di dischi, piccoli, propositivi e coagulanti.
Ma gli indipendenti hanno sempre fatto paura a tutti. Sono meno gestibili. E il mercato, oltre a massificare i gusti del pubblico, usa la sua arma migliore per stanare questi piccoli negozi dove non si vende come si dovrebbe solo il nuovo cd di Madonna, ovvero il denaro. E la prima dimostrazione sta nell’enorme differenza fra le condizioni d’acquisto concesse agli ipermercati e ai negozi di dischi indipendenti.

Ed ecco che il 21 Aprile la musica sarà da riproporre come valore universale, come tentativo di superare l’assopimento della cultura.
Certo va detto che rispetto agli USA dove praticamente un esercito di vere indie stars si è mosso per la festa, in Italia c’è davvero un generale disinteresse. Quasi una resa al fenomeno dei vendutissimi Amici di Maria.
Comunque i negozi italiano coinvolti nel progetto, li potete trovare qui.
Andiamoci, e magari compriamo qualcosa.

Iggy Pop ha detto anche: “I piccoli negozi indipendenti sono sempre stati un mix di teatro e laboratorio”, insomma vale la pena anche solo per vedere questi strani personaggi da vicino. Una volta ho letto una definizione perfetta: “Il negozio di dischi è tendenzialmente gestito da una singola persona che alla prima occhiata puoi identificare come qualcuno che nella vita non avrebbe potuto fare nient’altro.”

Per quanto mi riguarda sicuramente mi troverete a Bologna al mitico Disco D’Oro e da Semm Dischi.

 

La canzone che mi piace ora
Sigur Ros – Ekki Mùkk
A partire da martedì 29 maggio 2012 sarà disponibile Valtari il sesto album dei Sigur Rós che segue il precedente Með Suð Í Eyrum Við Spilum Endalaust del 2008.
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Il video che mi piace ora
Regina Spektor – All the rowboats
Uno dei testi più belli dell’anno a mio avviso, uno dei ritorni più attesi dell’anno, e adesso pure un video figo. E chi la ferma sta pazza?
Inoltre Il 21 aprile, ricorrenza del Record Store Day, Regina pubblicherà un altro singolo, ad edizione limitata, con due sue cover di canzoni russe, “The prayer Of François Villon” (Molitva)” e “Old jacket” (Stariy Pedjak).
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La cover che mi piace ora
Bon Iver – Coming Down (Anais Mitchell cover)
Ospite di un programma radiofonico australiano Justin Vernon ha eseguito la cover di “Coming Down” della cantante Anais Mitchell con cui aveva duettato nel album “Hadestown”.
Inoltre Bon Iver, in occasione del Record Store Day, si è unito ai Flaming Lips e hanno composto la nuova canzone Ashes In The Air.
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Matteo Lion

  • Date: 03 04 2012
  • Filed under: Matteo Lion, Suoni