Ognuno muore solo – Hans Fallada

Mi è capitato di leggere di questo libro sul Corriere Bologna, poi  l’ho trovato consigliato  in una libreria Feltrinelli; non ne sapevo niente, né conoscevo l’autore ma la vicenda era talmente fuori dal comune che non poteva non attrarre la mia curiosità.

Nella Berlino dell’apoteosi nazista, i coniugi Anna e Otto Quangel vivono la loro esistenza soffocata dal Reicht e dalla sua follia: lui caporeparto in una fabbrica di mobili, poi riconvertita alla costruzione di bare, lei casalinga.

Nulla cambierebbe nella loro vita se dal fronte non arrivasse la notizia della morte del loro unico figlio; questo evento, una volta metabolizzato , li spingerà  ad  un moto di ribellione inaspettato e sorprendente: Otto decide di passare le sue domeniche scrivendo cartoline che spronano il popolo alla ribellione contro l’arroganza e le menzogne del Fhurer, per poi andarle a posare all’interno dei caseggiati della città.

Questo non sveglierà, come sperava, le coscienze dei suoi concittadini, ma produrrà un sovrapporsi di paura e terrore  in chi le trova che porterà la quasi totalità delle 200 cartoline a finire nelle mani della Gestapo che, non concependo l’idea che qualcuno osi ribellarsi, scatenerà una sproporzionata caccia all’uomo coinvolgendo e travolgendo loro malgrado diversi personaggi del racconto.

Quello che colpisce in questo romanzo, scritto alla fine della guerra e ispirato ad una storia realmente accaduta, è la descrizione dei personaggi che girano attorno  a questa vicenda: oltre ai due protagonisti che sono l’emblema della coscienza di una nazione, c’è chi sfrutta il potere ottenuto per odiare e sopraffare , chi che per troppa paura rimane inerte a subire e chi nonostante il rischio della vita, decide di opporsi alla sopraffazione. E così sarà per i coniugi Quangel che verranno stritolati dal giogo infernale del regime senza perdere la loro coerenza fino all’inevitabile fine.

La bellezza di quest’opera sta anche nel suo essere tragicomica; a volte ci si ritrova a ridere per i risvolti grotteschi della vicenda soprattutto nella prima parte dove la vita berlinese viene descritta nella sua assurda normalità.

Non sorprende affatto che il libro sia rapidamente finito nell’oblio in una Nazione che aveva bisogno di voltare pagina e archiviare il passato. Ma è necessario recuperarlo, oltre che per la bellezza e intensità della scrittura, anche per non dimenticare che ogni forma di coercizione trasforma l’uomo facendo spesso emergere la sua natura peggiore e chi decide di uscire dal coro lo deve fare con uno sforzo intellettuale immane per poter mantenere i propri principi e difendere ciò che dovrebbe esserci più caro: la propria libertà.

Alberto Guizzardi

Foto: Marianone

 

  • Date: 17 06 2011
  • Filed under: Alberto Guizzardi, Storie, Libri