Il suo nome non penso lo abbia capito nessuno.
In compenso la sua immagine e il suo carattere ce li porteremo in molti per ricordo negli anni.
Arriva sulla stessa pensilina dove anche io sto aspettando un treno, ci saranno tre gradi, ma lei non indossa il cappotto.
Noto subito, come di certo molti altri, il colore dell’ombretto scelto, quel misto di verde e blu noto come ‘coda di pavone’, che sta benissimo, aggiungerei appunto, ad un pavone.
Incredibilmente è riuscita a trovare borsa e calze dello stesso identico colore, nel mio cuore vince il premio “migliore coordinamento di stile 2016”; siamo solo a gennaio, ma dubito che nei restanti undici mesi troverò qualcuno più meritevole di lei di tale premio.
Sfortunatamente quando ha fatto shopping non è riuscita a trovare dove si acquista la grazia.
Sembra un camionista in abiti da donna e corregge un po’ il tiro con la scelta dell’eau de parfume, un misto di fragranze floreali, talmente dolci e stucchevoli, che a me si secca la gola subito e tutti invochiamo l’arrivo del treno, perché ci segnalano che da qualche paese lontano sono in arrivo enormi sciami d’api convinte che lei sia una nuova esotica pianta da impollinare.
Ma la parte migliore del personaggio è che, sembra quasi ovvio, è al telefono, e in pochi minuti tutti sapremo tanti dettagli meravigliosi sulla sua vita.
Mentre io cerco di capire se posso spostarmi da quella pensilina, ma i binari del treno non mi sembrano una soluzione accattivante, scopriamo che fa un corso di ballo.
Ecco, per favore, non fate la faccia stupita anche voi, il portamento era quello del peggior incubo di Carla Fracci, ma lei al telefono parlava di passi a due!
Poi ha iniziato a inveire contro un uomo, e da qui è partita una sequela di info che gli sceneggiatori di “Beautiful” son dei falliti al confronto.
Lui, che non sarebbe poi neanche così bello, l’ha cornificata con un “cesso a pedali” e a questa affermazione io ho subito sentito il desiderio di vedere per un secondo l’altra donna.
Lei ci tiene a farlo sapere a chi è dall’altra parte del telefono per cui lo urla bene, tanto bene che anche il capostazione interessato esce dal suo gabbiotto.
Ma se per un attimo ci siamo tutti un po’ impietositi per lei, causa tradimento, arriva il colpo di scena: lei in questi anni in fondo si è sempre divertita anche con altri, quindi ha poco da esser felice il cornuto!
A questo punto io controllo con l’iPad se la mia poker face è ancora intatta, perché la mia mimica facciale inizia ad aver qualche problema.
Fortunatamente arriva il treno, saliamo, guardandoci tutti un po’ basiti e frastornati.
Le espressioni che leggo in volto vanno da: “Maria, chiudi la busta!” a “Che vita fallimentare e poco interessante che ho io”, passando per: “Ci diamo appuntamento anche domani?”.
Premettendo che quanto raccontato è tutto vero, che giuro non mi seguono telecamere per un esperimento in cui io rivelo come reagisco a certi eventi, e che, al di là del modo colorito in cui io la posso aver descritta, non era un caso Simap, ma una persona assolutamente normale, a distanza di qualche giorno continuo a chiedermi: ma davvero lei pensava di rendersi interessante ai nostri occhi atteggiandosi così?
Davvero i nostri comportamenti sociali sono così guidati dal nostro ego, da non accorgerci che spesso quello che per noi è normale in realtà diventa maleducazione?
Possibile che nessuno abbia mai fatto notare alla signora, ad esempio, che parla troppo a voce alta o che la quantità di profumo che usa è eccessiva, che tutto questo può renderla un filo antipatica, che il suo voler essere protagonista può scontrarsi con la voglia degli altri passeggeri di non farsi venire il mal di testa alle otto di mattina?
Per quanto io mi sia divertito a descrivervi questo personaggio, per quanto mi sia altrettanto divertito a fare la figura di quello che si scandalizza (e qui ho un po’ mentito, mi perdonate, vero?) penso che ogni giorno siamo messi davanti alla certezza che viviamo in mezzo agli altri e che il rispetto per il prossimo nasce da piccole cose.
Non sono uno che si fa carico di grandi battaglie, non mi sento un grande eroe, figlio di eccelse ideologie, ma sono certo di una cosa: aveva ragione Coco Chanel (scusate se cito una stilista, deviazione professionale) quando sosteneva che per essere eleganti, quando si esce, bisogna specchiarsi e togliere qualcosa.
Questo vale anche per il nostro intimo, il nostro carattere, non solo per lo stile, solo facendo un passo indietro con il nostro ego, riusciamo a fare un passo avanti verso gli altri.
La prossima volta prometto che cercherò di guardare la signora in modo meno paternalistico e superiore, sperando che lei abbia optato per una fragranza meno stridente con la mia gastrite.