Rock and the city – Seconda parte

Proviamo ad analizzare la scena musicale bolognese chiedendo il parere degli addetti ai lavori.

Al concerto per Lucio Dalla in piazza Maggiore c’è stato il pienone.
È stato solo un evento pop o davvero a Bologna la musica è un linguaggio che sa ancora appassionare?

Michele, Ofeliadorme: La seconda che hai detto, la gente era lì per le emozioni.
Il piccolo dispiacere è che la serata è stata strumentalizzata ed usata per creare un evento pop da chi secondo me oggi non conosce più quel linguaggio e non sa appassionare.

Francesco Locane di Maps: Il concerto come quello che citi è stato *anche* un evento musicale, così come è stato un evento televisivo e, in senso ampio, sociologico, come spesso lo sono i grandi raduni. Diciamo che a Bologna la musica è molto presente e quindi, logicamente, sono tanti gli appassionati di musica in città. Moltissimi di questi, ne sono certo, non avevano alcun interesse (al netto di snobismi) ad andare a vedere quel concerto. Io diciamo che quella sera ho preferito vederne un altro, agli antipodi: un piccolo live acustico di Adriano Viterbini dei Bud Spencer Blues Explosion, nel seminterrato della sede di una nota etichetta indipendente cittadina. Sì, così sembro snob, lo so.
Mi pare che in italia la musica sia spesso tirata ai due estremi: o trascinata sottoterra o svenduta alla logica del grande evento. Sbaglio o a Bologna ancora resiste la via di mezzo: ovvero i concerti da 500 persone su per giù?

Francesco Locane di Maps: Essendo la città ricca di musica, ci sono concerti per tutti i gusti con ogni tipo di pubblico. Rimango sugli esempi personali: nel giro di qualche mese sono stato in mezzo a 15000 persone al concerto dei Rammstein e in quella cantina con qualche decina di spettatori. Sono due estremi, ma nel mezzo ho visto molti concerti in locali dalla capienza di qualche centinaio di persone. È una via di mezzo anche economica, guardando al costo del biglietto.

Michele, Ofeliadorme: Si per fortuna, anche se la sensazione è che si stia andando un po’ verso quella direzione…

Francesca, Ofeliadorme: a Bologna abbiamo la possibilità e la fortuna di assistere a numerosi concerti durante tutto l’anno, estate compresa, nonostante i vari comitati che cercano sempre di boicottare la questione… per la maggior parte sono concerti con la media di pubblico che dici tu, o anche meno, personalmente quelli che preferisco.
A Bologna ci sono ancora importanti realtà radiofoniche che danno spazio e voce ai progetti musicali cittadini.
Che sia forse il vecchio mezzo della radio FM a dare quel contributo fondamentale di promozione autorevole che il web e la rete ancora non sembrano essere in grado di fare?

Francesco Locane di Maps: Anche in questo caso, rifletto su quanto la tradizione della città, radiofonicamente parlando, non sia determinante. L’emittente per cui lavoro ha festeggiato il suo venticinquennale da poco, ma ha radici ancora più indietro nel tempo. Radio Città del Capo, come le altre radio bolognesi, Radio Città Fujiko in primis, è un punto di riferimento per la città che si vuole informare sia sull’esito del consiglio comunale che sulla proposta di musica live o di teatro per quella sera. E si instaura con la radio e le sue voci un rapporto di fiducia che va oltre il proverbiale patto con lo spettatore. La gente “si fida”, diciamo. E nel momento in cui consigliamo qualcosa che poi non piace, è bello che gli ascoltatori si facciano sentire, per discuterne con noi, pubblicamente o privatamente. Non credo, tuttavia, che la rete non abbia autorevolezza: il caso di Pitchfork negli Stati Uniti è emblematico, considerando che le sue recensioni spostano davvero gli acquisti dei dischi e il successo delle tournèe, ma anche in Italia ci sono molti soggetti autorevoli sul web.

Laura Loriga, Mimes of Wine: Sono una fan come moltissimi di Radio Città del Capo… e si la considero un ottimo punto di riferimento per Bologna e una buona guida. Il fatto che si ascolti direttamente invece che leggere forse rende tutto anche un po’ più istintivo e semplice. Allo stesso tempo però, seguo anche un paio di web magazine (come Sentireascoltare, con base a Bologna), che mi piacciono molto per le loro scelte.

Michele, Ofeliadorme: Questo non lo so, il web sta dando un fortissimo contributo comunque, soprattutto a band di “provincia” o provenienti da città poco considerate dal punto di vista dell’offerta musicale.
Le radio locali giocano un ruolo fondamentale a Bologna io senza Radio Kairos, Radio Città Fujiko e Radio Città Del Capo salvate sullo stereo della macchina o nei preferiti del computer sarei perso.

Francesca, Ofeliadorme: God bless the Radio! Noi sosteniamo con fervore le radio indipendenti, e coloro che con passione cercano di divulgare la musica e le band più sconosciute! Su tutte le trasmissioni vorrei citare Maps (RCDC), Mighty FM e Casual Friday  di Radio Kairos e tante altre interessanti..

Se fossi un produttore facoltoso, escludendo la tua band, su quale progetto cittadino punteresti i tuoi soldi?

Mimes of Wine: Un centro sociale come era il nostro vecchio Link, o l’Interzona a Verona. Un vero centro, con proposte artisticamente forti e nuove.

Michele, Ofeliadorme: Beh io non sono molto facoltoso ma quel poco l’ho investito su “Divanofobia” recentemente (band piuttosto nuova alla scena).

Francesca, Ofeliadorme: Ci sono tante band valide, alcune hanno già intrapreso un cammino e fatto almeno un disco, tra le nuovissime leve direi OhTheLadyStone e YouVoid.

Il rovescio della medaglia è che qualcuno sostiene che a Bologna vivere di musica sia impossibile per via della troppa offerta.
Qui a Bologna anche il più sfigato dei geometri suona qualcosa e dopo settimane, mesi, anni di prove… prima o poi esige di esibirsi davanti a qualcuno/qualcosa. È vero che siete così in tanti a volere essere sulla scena?

Laura Loriga, Mimes of Wine: Non è un problema di troppa offerta, almeno non penso. Il percorso di ognuno è così diverso che non riesco a pensare che dobbiamo andare tutti nello stesso posto, nello stesso modo. Il problema che mi viene in mente non riguarda solo Bologna, e sta nella poca serietà con cui sono considerati i musicisti in quanto parte importante di una società che cambia e cerca cose belle, che la facciano essere migliore e più ricca. Spesso vengono richieste e proposte al pubblico quelle cose che pensano che voglia (anche valide) senza però voler rischiare di più con qualcosa di diverso. Questo rallenta molto tutto, non essendoci abbastanza “specchi” per guardarsi, migliorare, confrontarsi, e si rischia di ingolfarsi in un ambiente che sembra non cambiare.
Questo comunque non la ammazza la creatività, e come giustamente dici tu per fortuna ci sono posti anche in città dove non ci si piega a queste logiche.. e si e’ felici di tornarci come musicisti e ascoltatori.

Michele, Ofeliadorme: Credo che sia un istinto naturale quello di voler proporre la propria musica ad un pubblico, poi c’è chi preferisce pochi ma buoni o chi predilige i grandi numeri. Non dipende da Bologna il voler “Essere sulla scena”, certo è che essendo la città piccola, si nota di più.

Francesca, Ofeliadorme: Ci sono tante band, tanti musicisti, ma è un bene. In Italia ci confrontiamo poco e a volte ci accontentiamo della prima cosa mediocre che i media, mainstream ma anche indipendenti, ci propinano. Un confronto con altre band aiuta a crescere, a non accontentarsi mai, a non sentirsi arrivati dopo un disco e una manciata di concerti. Io la vivo così, e credo sia l’unico modo sano per farlo.

 

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Matteo Lion

  • Date: 28 06 2013
  • Filed under: Matteo Lion, Suoni