Scrivere con le forbici

La carta quadrettata, e profumata di cassetti e di scaffali diversi, non aveva ragione su una penna blu che impaginava le parole come il mouse di un computer.
Erano storie costruite con sapienti sforbiciate.

Tagliato via il prima, che avrebbe agevolato la comprensione più immediata.

Tagliato via il durante, e tutti i dettagli rimanevano isolati a galleggiare nel vuoto.

Tagliato via il dopo, con chiusure improvvise e maledettamente perfette; come una lama/sipario che cade e chiude.

Tutto questo sforbiciare geniale produceva degli scorci impressionanti.
Il lettore era letteralmente prelevato e attorno gli nasceva una forte tensione perché gli erano taciuti gli elementi fondamentali della narrazione.

Al lettore, quelle storie, esigevano la massima concentrazione.
E quando il lettore decideva di seguire le storie, e di capirle, seguendo la logica e la ragione ecco arrivare una frase fulminante che non faceva più appello nè alla logica nè alla ragione.

Tutto diritto al cuore.
Una scossa emotiva, a questo punto, forte.

E poi era una piacere immenso quella confusione di piani: interno ed esterno, spazio e tempo, concreto e immaginario

Chiudendo il quaderno sentivi lo spessore fisico delle storie che avrebbero liberato le pagine e le virgole.
Sotto le dita il rumore delle carezze e delle negazioni, il suono stridente del dito umido sul cristallo che vira a melodia.

Andrea Ferrato

  • Date: 03 03 2015
  • Filed under: Andrea Ferrato, Storie, Fotografia, Suoni