Quando costruisco immagini tridimensionali non produco oggetti senza scopo: mi concentro sulla funzione d’uso, funzioni immateriali, si capisce.
La sculturina di ceramica illustrata in fotografia è uscita dal forno una quindicina di giorni fa e si adopera in questo modo.
Si cerca un luogo aperto, va bene un terrazzo, un giardino o qualcosa di più vasto, un campo arato per esempio.
Poi si prova ad appoggiarla in piedi, in equilibrio sulle due punte. È difficile, bisogno organizzare un piano e fabbricare un terzo punto di appoggio.
Comunque si risolva questo piccolo problema è utile che il buco non sia ostruito, evitate quindi pali e pareti.
Se fin qui tutto è stato preparato con successo si passa alla parte successiva.
Ci si mette ad una certa distanza dalla scultura, un metro al massimo, nella posizione più comoda possibile, si distoglie la mente da pensieri quotidiani e si comincia a fissare il foro centrale.
Questa attività può durare una quantità di tempo variabile, dipende dalla predisposizione e dalla consuetudine.
Quando sentirete le dita delle mani distendersi, la bocca piegarsi in un accenno di sorriso, se avrete l’impressione che il giorno sia meno duro e che il nero cambi forma, allora sarete sulla strada giusta.
Di qui in avanti dovreste udire meglio il rumore del vento e più forte lo scorrere del sangue.
Potreste raccogliere anche altre sensazioni, più soggettive che io non riesco a prevedere.
Il mio consiglio è di non esagerare, la scultura ha già assolto al suo scopo e voi potere riprendere gli impegni consueti.