C’è tanto di non detto e sottinteso nell’ultimo vincitore del festival di Venezia, Desde Alla – Ti guardo.
E questa è la peculiarità e la bellezza di un film non classificabile e che non lascia indifferenti.
In novanta minuti secchi Lorenzo Vigas ci racconta di 2 solitudini che prima si scontrano poi si incontrano nella caotica Caracas.
Armando è un odontotecnico che vive solo, ha forse un trauma del passato irrisolto e svolge la sua giornata in maniera metodica.
E metodicamente approccia ragazzi per la strada, li porta a casa, li fa spogliare e li guarda senza nessun contatto fisico, senza parlare, li paga e li fa andare via.
Elder è un ragazzo che viene da una famiglia disagiata, vive la giornata di espedienti con il suo gruppo di amici.
Quando Armando lo porta a casa il ragazzo ne approfitterà per derubarlo e deriderlo ma Armando lo cercherà ancora e il loro rapporto prenderà una svolta inattesa.
Entrambi superano i loro schemi precostituiti per inoltrarsi in un territorio sconosciuto, forse necessario, che aprirà ferite dolorose.
La giovinezza e l’incoscienza di Elder spingeranno il metodico Armando a sgretolare il suo sistema ma fino a dove sarà disposto a spingersi?
Grazie a due interpreti straordinari, Alfredo Castro, attore feticcio del regista cileno Pablo Llarrain e di Luis Silva giustamente premiato come miglior esordiente al festival, la storia di queste solitudini imperfette rimane memorabile.
Un cinema reale e quasi pasoliniano che raramente ci capita di vedere.