Probabilmente arrivo “bravo-ultimo” a commentare una vicenda il cui motivo del contendere era proprio “chi fosse arrivato primo”.
A febbraio le riviste musicali “Rumore” e “Mucchio Selvaggio” sono uscite in edicola con la stessa identica copertina, dedicata a St. Vincent.
Apriti cielo! E’ stato un susseguirsi di post, editoriali, lettere per accusarsi a vicenda su chi avesse davvero il diritto – e l’esclusiva – di pubblicare quella foto in copertina.
Per onor di cronaca vi dico che “Rumore” aveva l’esclusiva di intervista per le riviste musicali e pare che il “Mucchio Selvaggio” abbia invece pubblicato il testo dell’intervista che St. Vincent aveva registrato per Radio Rai.
Nel bel editoriale di febbraio di “Rumore” il direttore, ancora ignaro del putiferio che la copertina avrebbe generato, aveva scritto: “Tuttavia una delle “missioni” del nuovo “Rumore” è quella di abbandonare il desk e raccontare cosa succede là fuori”.
Io che “là fuori” ci sono (proprio per il fatto che non sono un giornalista professionista), vorrei fare qualche domanda alle redazioni di “Rumore” -che continuerò a comprare perché gli sono affezionato- e “Mucchio Selvaggio” – che continuerò a leggere in piedi da Feltrinelli perché non posso permettermi l’acquisto di due magazine.
Appena succede qualcosa in politica, il giorno dopo quotidiani e settimanali escono con le stesse copertine e con stessi titoli.
Nella settimana di Sanremo tutti i giornali generalisti hanno in copertina le stesse facce.
Perché dovrebbe essere così oltraggioso se la cosa capita per una rivista che parla di musica alternativa?
Entrambe le testate sono attive sui social network e valutano l’efficacia dei loro post proprio sul numero delle condivisioni.
Perché invece quella condivisione deve essere così ingiustificata?
Io detesto le parole “esclusiva”, “limited edition”, “privée” etc.
Non mi piace il concetto di “per pochi e non per tutti”, lo trovo snob ed elitario.
Dobbiamo fare un po’ di autocritica e ammettere che l’indie-maniaco ha effettivamente spesso un atteggiamento di questo tipo?
Non è forse vero che c’è la gara su chi scopre prima un pezzo o su chi per primo cita il nome di un artista sconosciuto anche ai propri genitori?
Devo anche ammettere che all’inizio ho pure dubitato che i due giornali si fossero accordati, per alzare un polverone di finta rivalità alla Duran Duran Vs. Spandau Ballet.
In fin dei conti quella che è stata generata è una campagna social con risultati altissimi.
Ma alla fine non è frustrante che non si parli dei contenuti delle due interviste?
Per quanto la ami, la scelta di St. Vincent non era stata fatta proprio per mettere d’accordo tutti?
In fondo è indie ma ha fatto un disco con David Byrne, è giovane ma ha già una solida carriera alle spalle, è bella ma non minacciosa per il pubblico femminile, è una che ha macinato concerti ma non ha mai risparmiato neanche per i video.
Insomma, la mia domanda è: sarebbe successo tutto questo polverone se la scelta della copertina fosse stata più radicale e si fosse scelto, che so, Marissa Nadler in uscita a febbraio con il bel disco “July”?
Non credo che saremmo rientrati nel mio tanto odiato “per pochi e non per tutti” perchè il disco di Marissa Nadler è accessibilissimo.
Ma rispetto al disco di St. Vincent è, probabilmente, meno spinto da case discografiche, promoter e addetti stampa.
Che poi, tra l’altro, abbiamo visto che combinano questi casini!