“Procediamo a casaccio, prendendo la vita come viene, ci costruiamo a poco a poco una riserva di ricordi. Ecco il problema dell’accumulo……nel semplice significato di vita che si aggiunge a vita. E, come ricorda il poeta, c’è differenza tra addizione e crescita”
Da un passo de “Il senso di una fine” di Julian Barnes.
“Viviamo continuamente nel presente di eventi che ci vengono propinati da ogni forma di media. Oggi si corre tutti a comprare Iphone 5 mentre gli “analisti” dicono che 5 milioni di compratori in un week end sono pochi; se ne aspettavano 6. E il titolo Apple cala in borsa.
E così mentre gli “analisti” dissertano, noi prendiamo questa nuova medicina, palliativo obnubilante di pensieri.”
Più o meno ripreso da un intervento sentito su una qualche radio una sera tornando a casa dal lavoro e da me rielaborata.
Procediamo nel correre del tempo con una tale facilità ormai, come se fosse routine, come se quello che ci viene è naturale che sia venuto.
Accorriamo al prossimo evento per il quale nonostante più lontani che mai riteniamo ancora di sentirci vicini, forse per un’attimo.
E poi ci accorgiamo che variati nelle modalità continuiamo a fare le stesse cose, piccola storia individuale, ciclica come la grande storia.
Ed ecco che arrivi ad un punto della tua vita che ti chiedi se valeva prendere tutto e subito o non valeva la pena mettere da parte i mattoncini.
Non sai darti una risposta precisa perché ancora pensi che qualcosa cambierà senza che tu faccia qualcosa per volerlo, e aspetti il biglietto della lotteria senza semmai nemmeno giocarlo.
Vuoi davvero arrivare a quel punto della tua vita dove gli altri ti lasciano in pace in quel niente che ti è rimasto?
Loro che procedono e tu li guardi da fermo allontanarsi….
“Il senso di una fine” di Julian Barnes è un libro decisamente amaro, quasi doloroso nel suo procedere (per chi legge) tra tempo e memoria.
Ognuno può leggerci la propria storia e sentirsi in sintonia o meno con il protagonista.
Quello che è innegabile è l’inquietudine che lascia nel raccontare la sua pacifica passività nei confronti della vita.
E questa inquietudine te la porti dentro ripensando a quello che hai fatto e fermandoti un momento a ragionare su quello che stai facendo.
Non è da considerarsi già solo questo un piccolo miracolo?