Il ritorno agli anni ’80… Quante volte annunciato o semplicemente paventato? Parola magica o incubo?
Noi quarantenni ci mettiamo poco a far partire il refrain nostalgico… ci basta cullarci nel ricordo di qualche serie televisiva, o buttarci nel ricordo dei luoghi comuni della moda: i vestiti con le spalline, i capelli a sberla, il lurex!!! Per non parlare della musica o del cinema.
Chiaro che poi ci ha pensato internet a frullare il tutto anche per le nuove generazioni trasformando un periodo bollato come vacuo e privo di valori in qualcosa di leggendario come i precedenti anni ’70.
A comprova dell’interesse sempre vivo sulla decade segnalo la presenza in libreria di tre romanzi le cui storie si svolgono proprio negli anni ’80.
Parlo di “1Q84” di Murakani Haruki, “Il re pallido” di David Foster Wallace e “La trama del matrimonio” di Jefrrey Eugenides.
Tre romanzi che non si soffermano su gli effetti più evidenti del periodo ma su quelli che anno influito soggettivamente sulle persone.
In “1Q94” Murakami cita già nel titolo il classico Orwelliano, utilizzando con rara maestria la sua capacità di spruzzare di onirico le sue storie.
I due personaggi principali si cercano fin da bambini, entrambi finiscono involontariamente nello stesso mondo parallelo, metafora del diverso sentire rispetto a quelli che li circondano,ma l’essere così affini sarà forse il motivo del loro mancato congiungimento.
La realtà può avere diversi punti vista ma alla fine è unica; il problema è che diventa sempre più sfuggente, più difficile da raggiungere.
David F. Wallace nella sua opera incompiuta, eleva lo stato di noia a oggetto principale di romanzo, lasciando emergere dal lavoro “routinizzante” di un’agenzia delle entrate, le vite spesso alienanti delle persone che ci lavorano.
Ogni impiegato è raccontato nella banalità della sua vita come se si stesse raccontando la vita di un personaggio di “Guerra e Pace”.
E così una storia d’amore raccontata all’ombra dell’invasione francese nella Russia dell’’800 può avere la stessa valenza di una raccontata negli anonimi uffici di una cittadina dell’Illinois. E grazie alla capacità narrativa di Wallace intere pagine di storie banali appassionano quasi come un thriller.
Infine Eugenides ricorda come l’evoluzione della società modifica il nostro comune sentire; quello che era ineluttabile forse anche 50 anni prima come la durata “per sempre” di un matrimonio ora non è più credibile. E così la protagonista, appassionata lettrice dei grandi romanzi dell’’800 dove i capisaldi erano chiari e distinguibili, si chiede chi potrà oggi mai scrivere una storia come quella, quando sai che dietro il migliore dei lieto fine può esserci comunque in agguato un futuro divorzio.
E così la necessità di ambientare un romanzo negli anni ’80 mi sembra dovuta al bisogno di focalizzare questi personaggi agli albori di nuovo scarto generazionale; dopo i ’70 politicizzati, ideologici, di rottura per forza e con forza; personaggi che navigano privi di punti di riferimento in una realtà che vira via via in modo sempre più esasperato verso l’individualismo lasciandoli spiazzati e disillusi.
Gli uomini si ritrovano si ritrovano a fare i conti con una società in frenetica evoluzione, quella che sta continuando ancora oggi come in un colossale upgrading che dura da oltre 30 anni.