La musica ormai passa attraverso un sacco di nuovi media: dalla playstation alle suonerie dei cellulari, dagli i-pod ai blog.
Ci siamo quasi ormai dimenticati del tempo in cui principalmente a veicolare la musica era la radio.
Inevitabilmente oggi il media radio si vede in una posizione di difficoltà sia di contenuti che di stile.
Eppure è ancora un media giovane, considerando che la sua nascita in Italia risale solo al 6 ottobre 1924, data in cui fu trasmessa la prima trasmissione condotta da Ines Viviani Donarelli dai microfoni della neonata URI (Unione Radiofonica Italiana).
Già negli anni ’80 la radio ha perso un pò la bussola, pagando il complesso di “sorella minore” della TV che in quegli anni gli sottraeva ascoltatori e, soprattutto, investimenti pubblicitari. Con il senno del poi la risposta delle radio fu la peggiore: inseguire il vincitore e cercare di “assomigliare” al format televisivo. E quindi furono ingaggiati i più svariati “personaggi” (inteso nel senso caricaturale del termine) televisivi e messi semplicemente a parlare in radio. La lista sarebbe lunghissima: Ambra, Lorena Bianchetti, Alfonso Signorini, Maddalena Corvaglia, Alessandro Greco, Anna Falchi, Luciana Littizzetto, il Trio Medusa, Alessandro Cattelan, Vladimir Luxuria. La maggior parte delle volte, per altro, la sensazione è stata che l’esperienza radiofonica fosse solo un momentaneo ripiego in attesa di nuovi ingaggi. La radio ha perso via via di personalità, finendo per diventare un media generalista di serie B.
Anche negli ultimi anni, quando ha temuto di essere superata in corsa dalle web radio indipendenti, la radio è corsa ai ripari utilizzando il web nel modo più triste e anonimo. Hanno piazzato delle web cam che riprendono in una inquadratura fissa gli speaker radiofonici; completando l’opera che ha portato la radio alla completa metamorfosi nella “sorella sfigata della TV”.
Per non parlare dei contenuti musicali. La maggior parte trasmette musica di massa e ogni singolo passaggio è negoziato con case discografiche. Insomma un mortuorio. Prendete me come esempio: io non vivrei senza musica. Eppure a casa la radio la accendo solo per ascoltare Radio24, la radio di confindustria che trasmette news e approfondimenti.
Ma alla fine il problema delle radio è esattamente in questi aspetti: non innovano, non danno contenuti e non si differenziano.
Io lo dico da anni, se avessi capitali farei una radio che trasmette solo cover, prima l’originale e poi la nuova versione. Non sarebbe un bel modo per differenziarsi e per esplicitare il potere creativo che ogni artista riversa nel proprio lavoro?
Insomma ormai la programmazione delle radio è frizzante come una lattina di sprite aperta da 5 giorni.
La musica nuova passa prima da internet, dove per altro c’è un maggior coinvolgimento personale. In internet la musica serve per “comunicare”, anche l’utente ci mette del suo usando la musica come qualcosa di vivo: postandola su internet, usandola come colonna sonora ai propri post, commentandola su Youtube.
Certo anche le radio italiane hanno cominciato a creare dei format web e dei podcast che non vanno in onda ma che sono fruibili solo dai loro portali. Ma li avete mai sentiti? I contenuti sono sempre modesti o prevedibili. Insomma fare un podcast con solo musica lounge o solo musica house, dove ai primi 2 minuti hai già capito che musica ci sarà per la prossima ora … non è un modo intelligente di usare il web.
Per fortuna ci sono delle eccezioni e una di queste è senza dubbio Raitunes il programma di Radio2 condotto da Alessio Bertallot.
Abbiamo incontrato Alessio Bertallot a Padova che, in occasione del Vintage Festival , ha tenuto il work shop “My Tunes” in cui ci spiegato come si sviluppa la sua trasmissione in cui cerca di unire in modo creativo la radio e il web. Bertallot ha recentemente detto: “La nuova generazione è più contigua all’uso del pc che della radio. Ma l’allontanamento del pubblico dalle emittenti tradizionali non è dovuto solo a un fattore tecnologico, quanto piuttosto alla mancanza di proposte interessanti che arrivino dalle radio stesse. In Italia viviamo una fase di declino e agonia dove è difficile trovare delle trasmissioni culturali e in cui le radio hanno abdicato consapevolmente al loro ruolo di divulgatori. Stiamo diventando un paese di ignoranti. Quindi le persone intelligenti hanno iniziato a migrare dalle frequenze dell’etere, applicandosi su altri fronti. Gli ascolti radio resistono, ma sono diversi, è un ascolto di background che fa solo da sfondo”.
E bisogna ammettere che Raitunes è davvero una trasmissione diversa, e non solo dal punto di vista musicale. Certo la programmazione musicale di Raitunes è davvero interessante: è innovativa come un blog ma in modo più omogeneo e coeso, è ambiziosa come RadioMonteCarlo Nights ma senza essere così prevedibile, è gradevole come una compilation registrata da un carissimo amico che ti conosce bene e che ti spiazza.
Ma oltre alla musica ci sono i contenuti: gli artisti e i brani, ad esempio, vengono raccontati e non mancano mai le informazioni curiose. La radio, a questo proposito, ha una cosa essenziale che il Web non ha, ovvero l’elemento umanistico: avere un Dj come riferimento che con la sua esperienza confeziona delle proposte musicali. La cultura la fanno gli uomini, non le macchine, e il web dà un fallout di informazioni che spesso contiene errori grossolani e che ha bisogno di una mappa.
Ma a rendere unico il programma è il tentativo di un uso crossmediale tra il mezzo radiofonico e il mezzo web. Ovvero ogni sera si prova a fare una convergenza digitale di contenuti creati o diffusi da diversi media. Da spiegare a parole sembra difficile ma è un esperienza gratificante e molto automatica.
Per fare un esempio spesso in studio è presente qualche artista visuale e gli si chiede di disegnare in diretta quanto ogni singola canzone trasmessa ispiri la sua fantasia. Il suo lavoro viene ripreso dalla web cam e lo si può seguire da internet. Capirete bene quanto questa semplice idea sia rivoluzionaria rispetto alla web cam che riprende i dj che aspettano la fine della canzone per fare il loro intervento. Provate a vedere questo esempio. Oppure è stato molto divertente quanto un artista visuale ha creato delle ipotetiche copertine per i dischi che Raitunes mandava in onda >>>.
Altre volte quando è in onda un pezzo Bertallot chiede agli ascoltatori di caricare su Facebook una foto che sia ispirata dalla musica in onda, andando nella direzione in cui il Web è più un’innovazione sociale che un’innovazione tecnica.
Insomma si usa il mezzo web con cognizione di causa e un minimo di innovazione. Un pò come quando Enzo Tortora decise di aprire le telefonate al pubblico durante la trasmissione “Portobello”.
Tim Berners-Lee, nel libro “L’architettura del nuovo Web” scriveva con ragione che: “Il Web è nato come risposta a una sfida aperta, nel mescolarsi di influenze, idee e conclusioni di origini diverse, fino a coagulare un concetto nuovo grazie alla mediazione meravigliosa della mente umana.”
E allora sintonizzatevi tutte le sere dal lunedì al venerdì alle 22.40 su Rai Radio2.
Il video che mi piace ora
The Parenthetical Girls – I need nothing
E’ vero quando c’è della buona musica non c’è davvero bisogno di molto altro. E questo video ne è la prova.
La canzone che mi piace ora
Kate Bush – Wild Man
A dispetto di un inverno che davvero non vuole arrivare, Kate Bush sta tornando con un album dedicato alla neve.
La cover che mi piace ora
I Rem si sono sciolti? Bhè come tutte le love story che finiscono: I will survive!