Quando devo scrivere un post per METABOX cerco sempre di parlare di musica nel modo più tecnico e obiettivo possibile.
Quando vi racconto le emozioni che la musica mi regala, cerco sempre di bilanciarle con notizie e aspetti tecnici del disco di cui vi stavo scrivendo.
Forse lo faccio perché non mi ritengo all’altezza di dare giudizi sulla musica che tanto amo e allora cerco di “giustificare” la mia parte emozionale con la razionalità di vari discorsi su arrangiamenti, produzioni, strumentazione e bla bla bla.
Ma in realtà comincio a pensare che sia inutile perché come ha scritto Mignon McLaughlin: “Un critico può recensire soltanto il libro che ha letto, non quello che lo scrittore ha scritto”.
Con il nuovo corso del blog noi autori dovremmo esporci un po di più.
E quindi voglio farmi violenza e parlarvi del disco che mi è piaciuto di più nel mese di gennaio, “Warpaint” delle Warpaint, senza parlare di musica.
Le Warpaint sono un gruppo di Los Angeles formato da 4 ragazze: Emily Kokal (voce/chitarra), Jenny Lee Lindberg (basso/voce), Theresa Wayman (chitarra/voce) e Stella Mozgawa (batteria).
Il loro disco d’esordio “The Fool” aveva fatto innamorare i nostalgici e maniaci di sonorità in bilico tra lo shoegaze e sperimentazione.
Ma, oltre che per il bellissimo disco, in questo ultimo mese ho adorato queste ragazze soprattutto per il loro understatement.
Sono davvero l’esempio dell’anti-divismo per eccellenza, nonostante nel sottobosco indie il loro fosse uno dei dischi più attesi dell’anno.
Cos’è una music star? Qualcosa che non si può toccare, perché quando ti avvicini diventa “qualcuno”.
Ecco, loro sono esattamente il contrario.
A leggere le loro interviste si resta spiazzati per il loro comportamento sobrio, privo di esagerazioni e forzature retoriche.
Le loro dichiarazione sembrano a volte intenzionalmente incomplete. Sembra quasi che tendano a minimizzare o comunque ad attenuare la portata di quanto dicono, quanto in realtà stanno dicendo cose che altri artisti avrebbero cercato di amplificare assumendo almeno dieci addetti stampa.
Ad esempio la bassista Jenny Lee Lindberg è sposata con il regista di culto Chris Cunningham, autore forse dei video più memorabili degli anni ’90 tra cui quelli di Aphex Twin, Björk e Portishead.
Durante le interviste le Warpaint ci fanno sapere che lui era sempre tra i piedi a filmarle e che sta assemblando il materiale per un documentario, non per un video clip perché lui non è più interessato a “quelle cose”.
Insomma parlano di questo mito più o meno come la Littizzetto parla di Fazio.
Anche Theresa ha un fidanzato “illustre”, ovvero James Blake. Da poco le ragazze hanno aperto un suo concerto.
Invece di scaldarsi per il fatto di aver condiviso il palco con uno dei nomi più caldi dell’elettronica, durante un intervista hanno liquidato la cosa dicendo: “È solo stato strano farlo per qualcuno che non è esattamente il tuo pubblico”.
Non è esattamente questo l’understatement: la realtà senza fronzoli, messa lì apposta perché ci si inciampi?
A fine mese sono state ospiti di Radio Rai per una puntata di Moby Dick a loro dedicata.
Ma in realtà il disco avevano deciso di presentarlo a Milano già alla fine dell’anno scorso in un house-concert, un concerto privato fatto a casa di alcuni amici milanesi dove per partecipare bastava portare cibo e bevande.
E quanto pare questa totale autenticità nell’essere semplicemente se stesse pare averle premiate.
In una intervista fatta dal sito sentireascoltare.com una delle Warpaint ha detto: “Una particolarità della nostra band è che non siamo mai state una roba per tutti, specialmente se paragonate alla musica pop, perché non abbiamo mai scritto con quella struttura. Non è mai stata una priorità. Ma credo anche che abbiamo trovato un nostro pubblico che percepisce la nostra musica in una maniera molto simile a come la percepiamo noi. Il modo in cui i fan hanno risposto in passato, è stato in sostanza il modo in cui noi stesse sentiamo di essere. La gente che ha bisogno di quelle sensazioni, o che le vuole e le sente, le sente davvero. E allo stesso modo, per noi è una sensazione molto bella.”