Essere incompresi da coloro che amiamo (o che ci amano) è la condizione peggiore per vivere e affrontare ogni giorno gli impegni della vita.
Ma state tranquilli, non ho intenzione di scrivere l’ennesimo post su un disco che parla di pene d’amore.
La considerazione mi nasce dopo che quest’estate molti artisti hanno manifestato una vera insofferenza verso una precisa brutta abitudine da parte dei loro fans, ovvero riprendere i concerti con telefonini, tablet o telecamere varie.
Devo ammettere che, come spettatore, pure io trovo irritante tornare a casa dopo un concerto con il torcicollo per averlo girato a destra e a sinistra cercando una visuale libera dai monitor dei più disparati aggeggi elettronici. Ma so di essere in schiacciante minoranza.
Non per fare una metafora che potrebbe sembrare snob (e soprattutto non vuole essere un velato giudizio sulla qualità dei video ripresi durante i concerti); ma lo sapete che nel mondo i cellulari superano per numero i wc? Sei miliardi contro 4,5 miliardi.
So che ci ripenserete la prossima volta che vi scapperà un bisogno improvviso e la paura non sarà più quella di non trovare un bagno, ma si aggiungerà la certezza che qualcuno vi stia pure filmando.
Ma non è solo una questione quantitativa, ma decisamente qualitativa. Symantec, l’azienda di sicurezza produttrice di Norton, ha condotto una ricerca in 11 paesi del mondo intervistando un campione importante di persone che hanno partecipato recentemente a concerti e festival.
Il 77% ha manifestato di non poter rinunciare al proprio smartphone durante un concerto e il 92% porta appresso solo il telefonino piuttosto che ogni altro oggetto, tra cui contanti, documenti d’identità e carte di credito.
Ma il telefono non sta in tasca buono buono: il 78% degli intervistati ha scattato foto e girato video e il 50% li ha condivisi sui propri social network.
Ma la motivazione che ha portato molti artisti a protestare non è, come si poteva malignamente pensare, legata ai diritti d’autore e al copyright.
Durante le tappe italiane del tour di David Byrne e St. Vincent, subito prima del concerto si sono abbassate le luci, si sono sentiti degli uccellini cinguettare (intendo veri uccellini, non tweet!) e poi il placido suono di una cascata.
A quel punto Sir David Byrne in persona ci ha ricordato che sarebbe stato possibile filmare il concerto con telefonini e tablet, ma ci assicurava che cantare, ballare e divertirsi in libertà sarebbe stato il modo più memorabile di vivere (qui e ora) la serata.
Meno tolleranti invece si sono dimostrati gli organizzatori del festival Unsound di Cracovia, che hanno vietato di riprendere gli artisti non solo da parte del pubblico ma anche ai fotografi professionisti. Il direttore artistico ha cercato di contestualizzare la sua drastica decisione dichiarando: “Il nostro scopo è di incoraggiare il pubblico a essere presente a se stesso nel momento e a non distrarre gli altri da quel momento”.
Per restare ad un livello più terra-terra, un giornalista del Guardian ha dichiarato che “certi video ripresi con i telefonini farebbe assomigliare Simon and Garfunkel agli Slayer”.
Johnny Marr in un intervista a NME ha dichiarato: “Stare lì in piedi e vedere un concerto così, attraverso il tuo telefono, è davvero un’occasione completamente sprecata. Sapete, non voglio essere sgarbato, ma penso che dovreste proprio mettere via i vostri telefoni, perché facendo così vi state comportando da cazzoni. Filmare i concerti col cellulare è roba da cazzoni: lasciate che lo facciano altri, perché facendo così vi perdete l’esperienza sensoriale”.
Anche Karen O degli Yeah Yeah Yeahs, durante un concerto a New York si è rivolta in modo secco al pubblico: “Put that motherfuckers away”. A buona ragione, visto che l’avviso della band agli ingressi era più che esplicita: “Please do not watch the show trough a screen on your smart device/camera. Put that shit away as a courtesy to the person behind you and to Nick, Karen and Brian”.
Non dobbiamo dimenticarci però che stiamo parlando di “primedonne” anche se ci riferiamo a Bruce Dickinson – il leader degli Iron Maiden – che lo scorso anno durante un concerto ha dato sfogo al suo ego ferito riprendendo un fan: “Ma porca puttana, tu con la camicia bianca, stai mandando messaggi col cellulare da tre fottutissime canzoni! Sei un coglione!”.
E pensare che invece Fiona Apple avrebbe apprezzato che qualcuno la filmasse e si concentrasse su di lei durante un concerto a Tokio organizzato dalla casa di moda Luis Vuitton lo scorso agosto. A far innervosire la cantante è stata il totale disinteresse del pubblico presente formato solo dai dealers invitati all’evento che probabilmente non avevano nemmeno idea di chi fosse quella dimessa ragazza al pianoforte. Prima ha fatto la maestrina cercando di placare gli animi suonando una campanella. Poi si è lanciata in una delle sue invettive: “Prevedibile mondo della moda! Ma che cazzo! Siete dei maleducati chiudete quella fottuta bocca”.
Per rimettere in discussione tutto quello che ho scritto in questo post devo dire che ho passato una settimana a cercare in rete il video di questo incidente. E sappiate che sono disposto a pagare cifre folli nel mercato nero.
La canzone che mi piace ora
Goldfrapp – Annabel
Un disco perfetto se non fosse per una sola canzone, che per altro si intitola “come me”: Thea!
Il video che mi piace ora
Janelle Monàe – Dance Apocalyptic
Nello studio di David Letterman aveva già fatto uno show strepitoso, e si sa…. il colpevole torna sempre nel luogo del delitto.
La cover che mi piace ora
London Grammar – In For The Kill (La Roux cover)
Ecco l’ennesima giovane band che esplode ancor prima di pubblicare il primo disco. Con immancabile proposta di cover che vanno dalla giovane La Roux allo stagionato Chris Isaak.